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domenica 30 agosto 2015

SETT'ANNI FA

Non è solo una questione di numeri. Che sia stato ucciso un civile, due civili o cento civili poco importa, ciò che ha rilevanza è che, in ogni caso, sono stati commessi un omicidio, due omicidi o cento omicidi di troppo
 

 
Di Tommaso Paperini

Settant’anni fa succedeva più o meno questo, qualcosa che andava al di là della guerra in sé, quando migliaia di persone morirono perchè troppo spaventate per fuggire, troppo fiere per andarsene o troppo coraggiose per lasciare da sole anime innocenti. E per riscattarci da tutto quello che i nostri predecessori hanno vissuto sulla loro pelle, possiamo solo ricordare e sperare di non dimenticare.
Le stragi naziste avvenute nell’Appennino tosco-emiliano lungo la Linea Gotica furono, e sono ancora, uno strappo nell’anima delle popolazioni che hanno visto e sentito parlare dei loro cari morti ingiustamente per mano delle truppe tedesche. Noi dobbiamo qualcosa a loro, perchè hanno avuto il coraggio di difendere le loro famiglie o morire con esse.
Tutto ciò che possiamo fare è non dimenticare ciò che è successo e, in questo contesto, la scuola superiore di Palagano ha iniziato un progetto didattico per tenere viva la memoria delle stragi che hanno colpito le nostre montagne, in particolare quella a noi più vicina del 18 marzo 1944. A partire dalla storia dei nostri luoghi che già conoscevamo, abbiamo potuto vedere come la violenza di quegli anni abbia insanguinato altre comunità del nostro Appennino; per fare questo ci ha aiutato Davide Venturelli, un ragazzo di Pavullo che ha ricostruito gli avvenimenti della strage di Monte Sole (Bologna) visti con gli occhi di Teresina Bortolucci, una maestra elementare originaria di Camatta. Ella fu trasferita a Gardelletta, nei pressi di Vado, nel 1944 e coraggiosamente scelse di restare a fianco dei suoi alunni, anche quando i nazisti erano alle porte. Morì nell’oratorio di Cerpiano il 29 settembre 1944, insieme ad altre 43 persone.
Dopo un incontro formativo a scuola, che ci ha permesso una prima conoscenza e contestualizzazione degli avvenimenti, il 30 aprile scorso abbiamo effettuato una visita nei luoghi dell’eccidio di Monte Sole, potendo constatare con i nostri occhi, grazie alle testimonianze del Parco storico, la gravità dei fatti accaduti alle popolazioni del nostro territorio.
Sono infatti rimasti i ruderi delle chiese, delle case e degli edifici che sono stati il rifugio di molti civili, prima di essere distrutti.
Il cimitero di Casaglia è forse il luogo che racconta meglio la strage: i proiettili ancora conficcati nel muro, le lapidi commemorative, i resti dell’oratorio del campo santo, sono prove tangibili della crudeltà della razza umana, una razza che non si è fatta scrupolo di uccidere un centinaio di persone nel sacro luogo di sepoltura dei loro parenti e amici.
"Hitler disse: dobbiamo essere crudeli, dobbiamo esserlo con tranquilla coscienza, dobbiamo distruggere tecnicamente, scientificamente".
Queste parole, riportate su una lapide commemorativa al di fuori del cimitero, rappresentano ciò che non può essere giustificato, un gesto, quello compiuto dai nazisti, che non può più essere ripetuto, per dare un senso alla nostra storia e al nostro futuro.

 
 

 



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