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domenica 30 agosto 2015

200.000 PERSONE IN UNA SOLA PIAZZA

 
Per far valere il proprio diritto ad una vita sana e serena, lontana da quella "bestia" che da anni pone le sue radici nella paura e nel dolore di innocenti: la mafia. Tanti i ragazzi del liceo Formiggini, di cui è parte anche il liceo di Palagano, al corteo organizzato da "Libera" a Bologna il 21 marzo.
 


 
Di Mattia Perini
 
Un record straordinario che nemmeno il primo giorno dell’EXPO è riuscito a superare.

Una motivazione, un’etica comune ci ha spinti, tutti e 200.000, ad unire le nostre voci in un immenso urlo di ribellione; provenienti da diverse città, diverse regioni e diversi Stati, ma tutti in grado di far valere il proprio diritto ad una vita sana e serena, lontana da quella "bestia" che da anni pone le sue radici nella paura e nel dolore di innocenti: la mafia.

Credo che nessuno sia in grado di immaginare 200.000 persone che attraversano le vie di Bologna e nemmeno di individuare fra quella distesa infinita di gente un piccolo gruppo di giovani studenti: ebbene sì, noi eravamo lì a parlare, cantare e urlare insieme a persone mai viste.

Proprio in quel 21 marzo a Bologna, vestiti con magliette arancioni a mezze maniche, rappresentavamo l’Istituto di Istruzione Superiore A.F. Formiggini e la sua succursale nuova di zecca a Palagano. Pochi ma di valore: dopotutto con le gocce si forma il mare.

Abbiamo camminato per qualche ora fra le larghe, ma troppo strette, vie di Bologna, come un enorme fiume colorato: bandiere, manifesti, striscioni, magliette di ogni colore e con frasi, nozioni o provocazioni (anche piuttosto dirette) impresse con l’inchiostro. Una vera e propria sfilata con i colori della pace.

Un chiaro e forte messaggio alle mafie di qualsiasi genere: "Siamo stanchi di subire e tacere".

200.000 persone (non mi stancherò mai di dirlo) hanno aderito alla manifestazione organizzata da Libera per dire stop a tutte le forme di violenza e agli attentati alla pace ed alla libertà, ma soprattutto per ricordare e far rivivere nella propria mente una lista interminabile di nomi… i nomi delle vittime dirette ed indirette delle mafie e delle stragi di innocenti (come quelle di Bologna).

Così, arrivati nella piazza più grande della città, siamo stati accolti nella grande foce a delta del nostro fiume colorato.

Ci aspettavano nomi, nomi e ancora nomi, che come melodie si diffondevano a tono chiaro e pacato nelle nostre menti e risuonavano per le viottole di Bologna. Troppi nomi, per troppo poco. Vite di avvocati, giudici, sindaci, parroci, studenti, bambini stroncate solo per aver compiuto il proprio dovere.

Una situazione commovente che è riuscita a lasciare un segno nel cuore di tutti i presenti; noi, in particolare, ricordavamo il nome e il volto di una povera ragazza di nome Rita Atria, collaboratrice di giustizia a soli 16 anni e morta suicida dopo la scomparsa della sua figura di riferimento, il giudice Borsellino.

Proprio lei, sfigurata e quasi tenuta anonima perfino dopo la sua morte (e non perdonata dalla madre per essere stata collaboratrice di giustizia), abbiamo deciso di rendere simbolo del nostro gruppo, imprimendo il suo nome e il suo volto sulla nostra maglietta arancione.

Alla fine abbiamo ascoltato le forti e commoventi parole del fondatore dell’associazione Libera, Don Luigi Ciotti. "Chi non vuole una legge sulla corruzione - ha detto don Ciotti dal palco - fa un favore ai mafiosi, la corruzione è la più grave minaccia per la democrazia. Purtroppo sento parlare di assurde prudenze e di un valzer di pressioni e ipocrisie. Ma la corruzione è l'avamposto delle mafie, sono due facce della stessa medaglia".

Così noi, dal nostro piccolo spazietto, abbiamo udito il suo messaggio di pace e di ribellione, le sue forti provocazioni alle organizzazioni mafiose, la sua esortazione al coraggio e alla lotta alla paura che (secondo le sue parole) è, insieme alla corruzione, l’arma più potente della criminalità organizzata. E, un applauso dopo l’altro, ci ha lasciato quel messaggio con il compito di diffonderlo, come la coltre di palloncini bianchi che sono stati liberati nell’azzurro cielo bolognese.

Ora non ci rimane altro che il ricordo di quella bellissima esperienza, le riflessioni a cui ci ha portato e il dovere di operare incondizionatamente per sradicare l’albero secco della paura e della corruzione piantato dai mafiosi.

Nel piccolo della nostra classe di Palagano abbiamo notato quanto, nonostante le diversità spazio-temporali di diversi personaggi storici, molte "regole etiche e morali" siano simili se non uguali; a noi rimane il compito di seguirle, ricordarle e tramandarle, proprio aderendo a queste manifestazioni che spaventano i mafiosi e i terroristi.

Non mi resta altro che terminare riportando le parole di un mio "compaesano" che ha vissuto una realtà diversa da quella mafiosa, ma ha trasmesso, in molti di noi, principi riconoscibili in questa manifestazione del primo giorno di primavera: "Pensa, parla, agisci per la Verità, la Giustizia, la Libertà e la Pace a favore di questa nostra povera società moderna" (Don Sante Bartolai).

 
 

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