Luna Blog

Il Blog de "la LUNA nuova" per condividere con voi in modo veloce e costante news, aggiornamenti e notizie varie, da Palagano e dintorni e permettere a tutti la fruizione dei nostri articoli e velocizzare lo scambio di notizie e contenuti. Stay tuned!

sabato 29 ottobre 2016

LA LUNA NUOVA - OTTOBRE 2016

PUBBLICATO IL NUMERO  DI OTTOBRE 2016 






IN FONDO BASTA POCO

TERZA PAGINA



Di Andrea Fratti
(Direttore)

Giovanni Papini, nel 1953, scriveva: "In molte, in troppe case italiane, non c’è altra carta stampata che quella dei giornali appesi a un gancio delle latrine"; nel 1994, Indro Montanelli lo correggeva, aggiungendo che, da quando c’è la carta igienica, i giornali non si trovano più nemmeno nei bagni. Oggi, parlandoci onestamente, in bagno portiamo smartphone o tablet, le notizie sono ridotte ai titoli dei post, le discussioni si calcolano in battute, all’autorevolezza delle fonti è preferita la varietà infinita, la sostenibilità di una tesi è valutata in “like” e la forza di un’opinione si basa sulle sue condivisioni. In quanti leggono nel dettaglio i giornali? In quanti approfondiscono argomenti d’interesse? Non sembra essercene più bisogno, visto che i mezzi di comunicazione ci bombardano con tonnellate di news, creando una rete nella quale chiunque può alimentare qualsiasi tesi (dalle notizie su improbabili cure miracolose a quelle sui metodi per diventare ricchi in 5 minuti) ed in cui tutto è collegato in diretta.
Che speranze di vita può avere, in un simile contesto, una rivista con cadenza semestrale e che parla di Palagano e dintorni? Non è condannata inevitabilmente ad essere costantemente fuori tempo e fuori posto?
Entrando formalmente ne “La Luna nuova”, mi sono fatto queste domande e, come sempre, non ho trovato risposte precise. Ho l’impressione, però, che per conoscere un argomento non sia sufficiente leggere dei titoli, infilarsi in un litigio indistinto sotto ai post, scorrere con gli occhi qualche riga scritta, non verificando mai l’autorevolezza delle fonti. Mi pare che ci sia un abisso tra comunicazione ed informazione e sono certo che l’ubriacatura comunicativa, di cui siamo quotidiane vittime, non possa e non debba colmare il bisogno di una scoperta e di una conoscenza più approfondite e solide.
Insomma, solo perché c’è tanta confusione, non bisogna per forza adeguarsi; solo perché il dibattito si è ridotto al pettegolezzo nascosto o agli attacchi fugaci sui social network, non vuol dire che non si possa fare diversamente; solo perché tutti si nutrono di titoli immediati ed immediatamente dimenticabili, non è obbligatorio non alimentare altri “appetiti”. D’altronde, mai come oggi, chi si accontenta del presente è destinato a diventarne una vittima.
“La Luna nuova” è un periodico con mille limiti, con altrettanti difetti, ma è il tentativo di offrire qualcosa di più e qualcosa di diverso, anche a costo di annoiare, anche a costo di lasciarsi andare a giudizi, anche a costo di sacrificare un’imparzialità fragile e di facciata in nome di una parzialità sincera e manifesta. Si può provare a capire quello che succede in paese, è lecito fare domande, coinvolgere i diretti interessati, creare occasioni di dibattito, ipotizzare, consentire le repliche e garantire le rettifiche: anche se la marea di news dal mondo ci ha anestetizzati, è possibile informarsi meglio e lo si può fare a partire da casa propria.
Conoscere la realtà quotidiana e le persone che la abitano non è un dovere morale (non sia mai…), ma è almeno la premessa per alimentare l’interesse individuale a vivere in un posto sempre un pizzico migliore.
In fondo, basta poco.
Buona lettura.






ELEZIONI AMMINISTRATIVE

Fatti e misfatti


A ormai diversi mesi di distanza, possiamo guardare
ai risultati delle elezioni amministrative locali
con un'attenzione ed una calma inedite





Di Andrea Fratti


La prima certezza è che il 5 giugno 2016 i cittadini di Palagano hanno scelto un sindaco, Fabio Braglia, rinnovando la fiducia nei suoi confronti ed accordandola alla sua lista ("Palagano presente"), che è quasi completamente mutata rispetto al precedente mandato.
In questa sintetica analisi, mi pare giusto iniziare dai dati inconfutabili: su 1942 elettori totali, il 61% circa si è recato alle urne, toccando dunque i 1194 votanti complessivi; 609 donne e 585 uomini hanno espresso 1040 voti validi, mentre le restanti 154 schede sono state lasciate bianche o nulle. L'eventualità del non raggiungimento del quorum è stata evitata e, già nella prima serata del 5 giugno, Palagano poteva festeggiare il suo sindaco democraticamente scelto.
Statistiche e numeri, però, non devono mai bastare a loro stessi e, anzi, invitano ad un'osservazione più approfondita, che, nel presente caso, desta non poche preoccupazioni.
Il primo, evidente, aspetto da sottolineare è il fatto che si sia presentata una sola lista. In 5 anni di amministrazione Braglia, è possibile che nessuno abbia covato il desiderio (assolutamente legittimo) di proporre un'alternativa, manifestandosi apertamente?
Difficile credere che, in un arco di tempo tanto lungo, ci siano stati solo cittadini soddisfatti e non siano sorti progetti politici alternativi. Eppure, nulla di concreto è stato fatto. L'assenza di una pluralità di candidature è un segnale preoccupante, che testimonia un allontanamento ed una disaffezione per la "cosa pubblica". Evidentemente, la partecipazione attiva alla vita politica di una realtà limitata come Palagano non rappresenta più un vanto, non garantendo particolari vantaggi ipotizzabili (fama, status e non solo), ma comporta più che altro un peso sgradito di seccature, lamentele e grattacapi. Ma se i palaganesi non vogliono amministrare Palagano, chi lo deve fare al loro posto? Se manca la volontà di gestire il proprio comune, è ancora giusto che lo stesso comune esista? Questi sono quesiti volutamente provocatori, ma più che legittimi, alla luce dei fatti.
Sicuramente, in un periodo di grandi preoccupazioni individuali (principalmente di carattere economico), il valore dell'impegno politico è scivolato progressivamente fuori dal campo visivo e, al massimo, ne è rimasta solo una carcassa formata da brontolii, lamentele e segrete polemiche alzate da chi parla sottovoce, ma non agisce concretamente.
Altro aspetto conseguente è lo svuo-tamento sostanziale della scelta elettorale: il gioco democratico, in mancanza di liste e di candidati alternativi, si annacqua, trasformandosi in una selezione forzata. Nel momento stesso in cui la scelta non è tra due o più candidati, ma solamente tra l'andare o il non andare a votare, si chiamano in causa principi di valore totalmente estranei alla regolare programmazione elettorale: non si valuta più la lista migliore ed il programma politico più convincente, ma si ragiona soltanto sul diritto/dovere di recarsi alle urne. L'illustrazione del programma si svuota inevitabilmente e si calca la mano sul senso civico di partecipare alla questione pubblica con il proprio voto, come se l'assenza di altre liste non avesse già sufficientemente dimostrato l'agonia di una simile partecipazione attiva. Insomma, l'elezione non agisce più tanto sul livello politico, ma si sbilancia completamente sul piano del dovere morale e civile, che invece dovrebbe essere garanzia aprioristica a quello politico.
Il quadro assume tinte ancora più preoccupanti se si considera ciò che è capitato a Montefiorino, dove (anche se dopo vicende differenti) si è verificata la medesima condizione elettorale, con una sola lista candidata.
Ora mi e vi chiedo: è un caso che nei nostri due comuni, tanto simili a livello demografico, storico e sociale, si siano presentate queste due situazioni in contemporanea? Simili coincidenze hanno sempre il sapore delle non-coincidenze.
Se comuni tanto limitati demograficamente perdono la voglia di amministrarsi, a cosa stanno andando incontro? Davvero le ipotizzate fusioni tra piccoli comuni sono campate in aria? I cittadini come pensano di meritarsi l'esistenza e la crescita del proprio paese? Come sempre, il tempo sarà giudice, ma, di certo, la vera sfida di queste nuove amministrazioni (alle quali vanno i nostri complimenti, anche per il solo fatto di averci “messo la faccia”) sarà quella di capire lo scollamento tra la vita politica e quella privata, individuandone le cause, sperimentando rimedi, per provare faticosamente a ricucirne lo strappo.
Nuove forme e nuovi strumenti sono urgentemente richiesti, ricordando come la partecipazione attiva sia l'unica condizione necessaria alla vita ed alla sopravvivenza del paese. Il comune, soprattutto nel caso di Palagano, non è una struttura imposta dall’alto, ma appartiene alla gente, che, come dovrebbe sempre accadere, avrà, anche in futuro, ciò che dimostrerà di meritare.






ACCOGLIENZA DIFFICILE MA NECESSARIA

Attualità

Un progetto di accoglienza a Palagano


Di Chiara Cavazza

"I conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono vostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti. Certo non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio, responsabilità, ma ci vuole anche coraggio”. (Papa Francesco)

Il 10 settembre 2013, papa Francesco, con il suo solito parlare semplice e capace di andare dritto al cuore delle questioni, interveniva al Centro Astalli di Roma (realtà dei gesuiti che gestisce l’accoglienza dei rifugiati nella capitale) con queste inequivocabili parole: “Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti. Carissimi religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono vostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti. Certo non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio, responsabilità, ma ci vuole anche coraggio”.
Da allora, l’eco delle sue affermazioni è giunto fin sui monti di Palagano ed è riuscito ad attraversare le mura del nostro convento, forse un po’ addormentato, dando una bella scossa alla routine quotidiana e alle nostre tranquille abitudini. Come poter raccogliere l’invito, piuttosto pressante, affinchè anche la nostra casa potesse diventare luogo di accoglienza per chi non ha casa? Certo, tutti conoscete bene il secolare convento francescano che, fin dalle origini, si è sviluppato ed è sorto proprio con l’intento di accogliere e accompagnare chi, in queste zone montane, aveva maggiori necessità. Nel XIX secolo si trattava in primo luogo di bambini e ragazze che, abituati alla dura vita nei campi e nel lavoro agricolo, non avevano modo di studiare, ed ecco perché, piano piano, l’edificio è cresciuto, si è allargato, si è innalzato... come fare a contenerli tutti? Come poter accogliere le insegnanti e le suore che a questo prezioso servizio si dedicavano, quando ancora lo Stato non forniva i servizi pubblici necessari?
I tempi però cambiano e, anche se forse in pochi vi siete azzardati ad entrare nei meandri del convento, tutti potete immaginare che una buona parte di quei locali, in passato ricchi e pieni di vita, sono ora poco utilizzati. Ecco perché le parole del Papa sono giunte a noi come una provocazione a cui non potevamo non rispondere e che già da tempo prendeva piede nei nostri incontri e nelle nostre fraternità: come potere nuovamente “aprire le porte” della nostra casa e mettere a servizio di tutti gli ampi spazi nei quali abitiamo?
è così che, tra le tante stanze che mettevamo a disposizione di amici e persone che desideravano trascorrere un po’ di tempo a Palagano, abbiamo ritenuto possibile trovarne un paio da offrire alla comunità per questa situazione di emergenza umanitaria mondiale.
Questo lungo preambolo, forse un po’ noioso, era a mio modo di vedere necessario per chiarire, da subito, come è nato questo progetto, cioè dal semplice desiderio di provare a fare qualcosa, nel nostro piccolo, per l’emergenza di fronte alla quale ci troviamo, raccogliendo le forti parole che il Papa ha indirizzato, in maniera specifica, a noi religiose. E’ così che abbiamo iniziato a confrontarci, prima di tutto all’interno della nostra fraternità, poi con il sindaco, poi con altri amici... e abbiamo maturato la decisione di provare a risistemare gli ambienti del vecchio asilo per renderli idonei all’accoglienza di alcuni rifugiati, tra quelli che la Prefettura di Modena ha assegnato al Comune di Palagano o che, attraverso altri canali, si fossero presentati alle nostre porte.
Al momento, assieme ai rappresentanti del Comune di Palagano, abbiamo già preso contatto con la cooperativa che è stata incaricata dalla Prefettura di Modena di ripartire i rifugiati nel nostro territorio, ma, come purtroppo spesso accade in questi casi, la burocrazia e i passaggi istituzionali complicano un po’ le cose e allungano decisamente i tempi. Speriamo che questo progetto possa concretizzarsi senza dover lasciare passare troppo tempo ma, se così non dovesse accadere, certamente proveremo altri canali, tra i tanti, per poter tenere fede all’impegno preso. Inoltre credo che questo spazio di attesa possa essere importante anche per informare la popolazione su quanto sta accadendo, affinchè tutto avvenga nella massima chiarezza possibile e possa pian piano diventare espressione di una comunità che da sempre si è caratterizzata per la generosità e la sensibilità verso chi ha bisogno.
Approfitto di queste righe per ringraziare infinitamente i tanti palaganesi che ci hanno dato una mano in questa ristrutturazione “casalinga” a costo zero, attraverso il riciclo di tanti mobili ed oggetti dismessi, e hanno permesso di creare un piccolo, ma confortevole ambiente che ora attende solo i suoi nuovi inquilini; un grazie anche a tutti quelli che, venuti a conoscenza di questo progetto, si sono resi disponibili successivamente per aiutare nell’integrazione e nel coinvolgimento all’interno della nostra comunità.
Come sempre accade in questi casi, sono tante le voci e le opinioni in proposito e sono tutte lecite e comprensibili: in tempi di crisi e difficoltà per tutti, è giusto alzare la voce anche rispetto alle povertà e tragedie che quotidianamente viviamo noi in prima persona e non dobbiamo assolutamente dimenticarle o farle passare in secondo piano. Credo però che questo non impedisca, nello stesso tempo, di allargare il nostro sguardo anche verso chi è più lontano, verso l’intera umanità che, ci dicono le statistiche, è costituita da una persona rifugiata ogni 122 abitanti e che, dal 1° gennaio 2016, è sbarcata sulle coste italiane nel numero di circa 132.000 persone. Siamo convinte che questo sforzo di accoglienza, difficile ma necessario, ci permetterà di ritrovare slancio e creatività anche per la nostra comunità, per i nostri vicini, per trovare nuovi e ulteriori modi di “accogliere” e “aprire” i nostri spazi a chi ha bisogno. Quindi, se qualcuno di voi ha qualche idea in proposito, affinché lo stesso stile di accoglienza possa realizzarsi anche in altro modo si faccia avanti! Noi ci siamo!







REFERENDUM COSTITUZIONALE

Attualità

Breve guida per capire che cosa cambierà nel caso la riforma venga approvata e sui punti maggiormente discussi


Di Davide Bettuzzi

Il 4 dicembre si vota per un referendum con cui gli elettori potranno decidere se approvare o respingere la riforma della Costituzione approvata dal Parlamento e proposta dal governo Renzi. Non è previsto un quorum e il risultato sarà valido indipendentemente da quante persone andranno a votare. Se la maggioranza voterà "Sì" la riforma sarà approvata. Se la maggioranza voterà "No" sarà respinta. La riforma costituzionale in questione è una delle più elaborate ed ambiziose che siano mai state proposte in Italia: dei 139 articoli della Costituzione ne vengono modificati 44 e cancellati 4.



VACCINAZIONI: DA CHE PARTE STA LA VERITA'?

Attualità




Di Laura Bettuzzi

"Perché vi stanno mentendo? Alcuni lo fanno a scopo di lucro, cercando di vendere i loro rimedi alternativi, creando paura verso la medicina basata sulla scienza. Sono sicura che molti altri all’interno del movimento anti-vaccino sono veramente spinti da buone intenzioni e credono onestamente che i vaccini siano dannosi. Ma, come un certo astrofisico ha recentemente dichiarato, 'La cosa buona della scienza è che è vera anche se non si crede in essa'. Nel caso della verità sui vaccini, questa non è una buona cosa. Le buone intenzioni non impediranno ai microbi di infettare e danneggiare le persone e il messaggio lanciato che i vaccini sono pericolosi sta avendo conseguenze disastrose.
Ci sono focolai di malattie prevenibili dai vaccini ora diffusi negli Stati Uniti a causa dei bambini non vaccinati".


Queste sono le parole della dottoressa Jennifer Raff, ricercatrice presso l’Università del Texas e autrice del Blog violentmetaphors.com, sul quale ha recentemente pubblicato un articolo per sensibilizzare la popolazione sulla pericolosa corrente anti-vaccinale che si è sviluppata in questi anni in USA, ma anche da noi.
Come dovrebbe essere per ogni argomento importante che richiede un’opinione, ma soprattutto una decisione, occorre impegnarsi per capire “da che parte sta la verità”.
Esattamente come gli attivisti anti-vaccino invitano a leggere articoli che sostengono la loro posizione, è necessario capire che cosa dice la comunità scientifica (www.vaccinarsi.org), scoprire come funziona il sistema immunitario, leggere la storia delle malattie, come vengono sviluppati i vaccini (www.historyofvaccines.org) e come funzionano (www.healthychildren.org).
Questo è senz'altro impegnativo, ma necessario, per poter poi prendere una decisione che ha grandi conseguenze sui propri figli, su noi stessi e su tutta la società.
è rischioso fare affidamento su tutto ciò che è pubblicato su internet: chiunque può scrivere ciò che vuole. Soprattutto riguardo ad argomenti importanti bisogna affidarsi a siti e pubblicazioni serie e scientificamente certificate.

QUANDO LA TERRA TREMA

Attualità



A fronte di terremoti per i quali in altri paesi del mondo si ravviserebbero danni limitati in Italia si hanno enormi devastazioni.


Di Daniele Fratti

A distanza di soli quattro anni da quanto accaduto nella Bassa modenese, il terremoto ha nuovamente colpito la penisola italica. Alle 3.36 del 24 agosto una scossa di magnitudo 6.0 gradi Richter ha devastato le cittadine di Accumoli, Amatrice e Arquata del Tronto. Allo stato attuale, la protezione civile riporta che il numero delle vittime è di 298 persone, con 388 feriti. Come da prassi, sin dalla mattina successiva ha avuto inizio la ricerca dei colpevoli, sfociata nelle altrettanto usuali inchieste delle Procure.
Come riportato in un articolo del Corriere della Sera, dal terremoto del Friuli del 1976 a quello dell’Emilia del 2012, a fronte di 4.091 vittime complessive si è arrivati ad appena quattordici condanne definitive, a seguito di ventidue processi chiusi per la maggior parte con archiviazioni, dopo anni d’indagini e dibattimenti. Tale dato è efficace nell’evidenziare come un percorso giudiziario - dovuto - non determini, a distanza di anni, conseguenze positive sul livello di attenzione della popolazione, rispetto la pericolosità sismica.
La normativa tecnica italiana si è sviluppata e aggiornata a seguito di eventi sismici disastrosi e soltanto nel 2008, con l’emanazione delle Norme Tecniche per le Costruzioni, la tematica (in particolare negli interventi di nuova realizzazione) ha assunto un’importanza predominante nel processo progettuale e costruttivo. Sono passati otto anni dall’emanazione delle normative NTC, tuttavia, a fronte di terremoti per i quali in altri paesi del mondo si ravviserebbero danni limitati, in Italia siamo di fronte ad enormi devastazioni. Come mai?
Uno dei problemi fondamentali riguarda la complessità del panorama edilizio italiano. Il sistema edilizio vive di storia e rappresenta parte fondante della bellezza stessa della penisola. Pertanto vi è una continua compenetrazione di costruzioni nuove e antiche, con una variabilità stilistica e di materiali infinita. Sin dalle ore immediatamente successive all’evento sismico, le pagine dei quotidiani sono state invase da esperti pronti a fornire “ricette” (con addirittura prezziari) per adeguare sismicamente qualsiasi abitazione. Purtroppo la realtà è molto differente.
L’intervento sull’esistente è quanto di più complesso ci possa essere, sia da un punto di vista strutturale, sia architettonico, per la gestione della natura artistica del bene.
Il capitolo 8 delle “Norme Tecniche per le Costruzioni” (D.M. 14/01/2008), definisce interventi e modalità di verifica riguardo alle costruzioni esistenti. In particolare il paragrafo 8.3 si addentra nella definizione di valutazione della sicurezza, specificando il carattere di stima “quantitativo” volto a stabilire se una struttura è in grado o meno di resistere alle azioni di progetto (adeguamento), oppure, volto a determinare l’entità delle azioni sopportabili (vulnerabilità).
Nell’”analisi di vulnerabilità” l’azione sismica è incrementata linearmente, fino a quando uno dei controlli effettuati per la verifica dello stato limite non è superato. In particolare, ai fini sismici, conviene esprimere la resistenza della struttura in termini di accelerazione al suolo, perché l’azione sismica di base è legata all’accelerazione locale impressa dal sisma di progetto. Utilizzando il criterio dell’analisi di vulnerabilità è possibile confrontare due configurazioni differenti riguardanti un edificio esistente: ante e post interventi. Tale confronto, nel caso si ottenga un incremento dell’azione sismica, assume la definizione di “miglioramento sismico”.
L’”adeguamento sismico” consiste nel confrontare la struttura ai livelli di sicurezza delle nuove costruzioni. In pratica occorre compiere le verifiche richieste utilizzando gli spettri di progetto che si riferiscono alle nuove costruzioni, per i vari stati limite necessari. Tuttavia, definite le tipologie d’intervento per migliorare o adeguare le strutture, il privato incontra grandi difficoltà economiche, tecniche, gestionali ed amministrative per mettere in atto tali operazioni. Parlare quindi di azione sull’intero patrimonio edilizio italiano non è percorribile. E soprattutto appare difficile che iniziative di questo tipo possano avvenire su base volontaria. D’altra parte la strada dell’intervento obbligatorio finanziato dallo Stato, finora, ha trovato attuazione solo nelle emergenze post sisma, ad esempio con i Piani di Ricostruzione in via di attuazione in Abruzzo. Una strada percorribile, come suggerito dal Prof. Claudio Modena, potrebbe essere quella di un approccio alla sicurezza strutturale delle “costruzioni storiche” basato sul concetto di “miglioramento” e “valorizzazione” (in senso strutturale) delle loro caratteristiche costruttive originarie.
La conseguenza sarebbe quindi quella di procedere con pratiche di carattere manutentivo, cioè ad azioni attente e continue, mirate a prevenire ed eliminare con interventi locali e progressivi i principali elementi di vulnerabilità sismica. Si tratta di un approccio che è portatore di notevoli effetti sulla sicurezza strutturale, come dimostra quanto accaduto nei centri storici colpiti dai recenti terremoti in Italia, nei quali gli effetti più disastrosi sono spesso connessi con carenze strutturali cui è possibile rimediare appunto con interventi locali.
A seguito di tale analisi si potrebbero quindi definire tre linee guida fondamentali:
1. Un’azione sul patrimonio edilizio privato, a seguito di un’analisi sismica dello stato dell’edificio, con defiscalizzazione degli interventi di miglioramento strutturale e intervento locale e progressivo.
2. Un’azione definitiva di adeguamento strutturale da parte dello Stato sulle strutture pubbliche di primaria importanza. Le immagini dei crolli di scuole, ospedali e caserme hanno accompagnato ogni evento sismico recente e sono totalmente inaccettabili .
3. Un’azione decisa di controllo da parte dei tecnici sulla progettazione e sulla costruzione di nuove strutture, secondo le migliori conoscenze tecnologiche attualmente disponibili.
Purtroppo, avendo a che fare con la natura viva ed in continua evoluzione della geologia italiana, il rischio zero in campo sismico non è attualizzabile. Tuttavia, in un ambito così delicato per la vita delle persone, occorrerebbe attuare finalmente un concetto che solitamente viene espresso solamente con fini propagandistici e retorici: prevenzione.

POLISPORTIVA DI PALAGANO: INIZIANO I CORSI

Fatti e misfatti




Di Daniele Fratti

Per la stagione 2016-2017, la Polisportiva di Palagano propone ai cittadini un ventaglio di offerte sportive valide, ben gestite e capaci di andare incontro alle passioni di tutti. Dai corsi di ginnastica posturale a quelli per imparare i fondamenti dello sport, ci sono possibilità per ogni età, a dimostrazione di come la Polisportiva (oltre a tutte le iniziative che organizza e oltre alle strutture che gestisce) sia sempre attenta alle esigenze dei palaganesi. Ecco, dunque, tutti i corsi: il martedì ed il giovedì, dalle ore 19.00 alle 20.00, c’è il ginnastica dolce (22 lezioni complessive); negli stessi giorni, ma dalle ore 20.00 alle 21.00, si tiene step (sempre 22 lezioni). Lunedì 17 ottobre è scattato anche il seguitissimo corso di zumba, che prosegue ogni lunedì dalle 20.00 alle 21.00; mentre il mercoledì, dalle ore 21.15, Franco Tosi gestisce la presciistica. Per i più piccoli, invece, il giovedì dalle 16.00 alle 17.15, c’è il corso per attività motorie di base ed il mercoledì, dalle 16.30 alle 18.00, si inizia l’avviamento alla pallavolo, con i bambini che saranno accolti direttamente all’uscita della scuola dai responsabili della Polisportiva. (df)

 

TERZA FESTA DEL GRANO

Fatti e misfatti

Di Davide Bettuzzi

Il 30 e 31 luglio si è svolta, nell'area parrocchiale di S. Chiara, a Palagano, la "Festa del grano", giunta alla terza edizione.
Il grano seminato nell'autunno scorso, mietuto in covoni e impilato nella tradizionale "medda", quest'anno realizzata ad opera d'arte, è stato battuto utilizzando una macchina "da battere" d'epoca. Il grano  trasportato in sacchi, a dorso di muli, e pulito utilizzando una vecchia mondatrice, è stato macinato con un mulino a pietra e, con la farina così ottenuta, si è proceduto alla panificazione: dal chicco di grano alla pagnotta. Pranzo, cene, serate danzanti e bel tempo hanno completato la festa. La manifestazione ha avuto un'eccellente riuscita grazie soprattutto alle decine di persone che vi hanno dedicato tempo, impegno e fatica, ed al pubblico che ha partecipato numeroso.
La festa, che progressivamente sta assumendo una propria caratterizzazione, presenta alcuni aspetti peculiari che le conferiscono un valore superiore alla semplice rievocazione storica dell'antica trebbiatura.
Infatti, l'iniziativa, sin dall'inizio, si è caratterizzata, anzi fondata, su un aspetto solidaristico: in tutte le edizioni il guadagno è stato interamente devoluto in beneficenza.
Quest'anno il progetto sostenuto è particolarmente ambizioso: si è deciso di collaborare al finanziamento del progetto AVAP "Palagano nel cuore", che prevede l’acquisto di defibrillatori semiautomatici, da posizionare a Palagano e  frazioni, e l’organizzazione di corsi di rianimazione cardio-polmonare con utilizzo del defibrillatore rivolti a tutta la popolazione.
Solo il precoce riconoscimento dell’arresto cardio-circolatorio, l’applicazione delle manovre di rianimazione e della defibrillazione, anche da parte di personale non sanitario, adeguatamente formato, possono risolvere una condizione di pericolo di vita.
Altro aspetto peculiare della festa è il coinvolgimento di persone provenienti da tutto il comune che, a titolo gratuito, hanno lavorato per la sua buona riuscita; questo fatto rende l'organizzazione particolarmente difficoltosa, ma conferisce un carattere di assoluta unicità.
Congratulazioni quindi agli organizzatori e a tutti coloro che che hanno collaborato a qualsiasi titolo.
Palagano ha dimostrato ancora una volta di avere una vocazione alla tradizione, alla solidarietà caratterizzate dalla collaborazione gratuita e disinteressata di tanti cittadini.

 

PROIEZIONE DI DOCUMENTARI STORICI

Fatti e misfatti




Di Martina Galvani

Venerdì 26 agosto, presso il Museo della Repubblica di Montefiorino e della Resistenza Italiana, è stato organizzato un evento volto ad approfondire il tema della Resistenza partigiana, con lo scopo di alimentarne la memoria. La serata è stata promossa dal Museo e dall’Anpi, col contributo di Spi-CGIL, distretto di Sassuolo con la collaborazione dei Comuni di Montefiorino e di Palagano.
Il cortile della Rocca ha fatto da suggestiva cornice alla proiezione di due recenti documentari, frutto di ricerche storiche e di impegno costante, che vedono protagoniste le stragi di Monchio e di Cervarolo. I due progetti sono in linea con gli obiettivi del Museo, che (ri)nasce per tutelare la memoria e sensibilizzare alla sua viva conservazione. Mediante attività che si sforzano di conservare e valorizzare il patrimonio storico del nostro Appennino, vengono ripercorsi i fatti che lo hanno segnato, perché non divengano letteratura antiquaria. Il presidente del Museo ha introdotto brevemente i due documentari, per poi dare spazio agli autori. Guido Pisi ha presentato il suo "Racconto di una strage", la cui produzione è stata curata da Simona Bezzi. Questa raccolta di brevi interviste, nelle quali la parola è stata data ai testimoni di quella tragedia, dà forma ad una trama efficace e penetrante. Riccardo Stefani ha poi parlato del suo film-documentario "E vennero da lontano", in cui gli eventi della strage di Cervarolo sono ricostruiti a partire dallo sguardo di una bambina-narratrice, che in questo modo traduce uno spaccato di storia nazionale in storia vissuta. La serata si è conclusa con un dialogo tra gli autori ed il numeroso pubblico che ha partecipato con domande e interventi.

 

RUOLO DELLA DONNA NELLA SOCIETA' MODERNA

Fatti e misfatti




Di Maria Cristina Dignatici

Dopo l’incontro dell'8 marzo, "Il male da non tacere. Il problema della violenza sulle donne", organizzato dalla nostra associazione, in collaborazione col Comune di Palagano, l’Assessore alle Pari Opportunità, Maria Cristina Dignatici, ha scelto di proseguire l’approfondimento del tema con una serie di conferenze estive. Gli incontri, che si sono tenuti nel Teatro comunale di Palagano, sono stati un invito affinché la comunità potesse riflettere sulla figura e sul ruolo della donna nella società contemporanea, alla luce dei vontinui casi di femminicidio.
Il 3 agosto il professor don Luca Balugani, docente dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Modena, ha parlato de "La figura femminile nelle Sacre Scritture" seguito, il mercoledì, seguente dalla professoressa Maurizia Camurani, ex-docente del Liceo Psico-socio-pedagogico Carlo Sigonio di Modena, con la relazione "Donne in cammino", un excursus sulla storia femminile.

L’idea di organizzare un ciclo di eventi sulla figura femminile mi era stata suggerita dal nostro sindaco, in considerazione dei tanti femminicidi che si stanno verificando sul territorio nazionale.
Ho partecipato, qualche mese fa, alla marcia che si è tenuta a Modena per il femminicidio di “Betta” e, quando mi è stata data la parola, ho pensato che in un’occasione del genere non ci fossero molte cose da dire e mi sono sentita, piuttosto, di invitare la comunità a riflettere sulla donna nella nostra società. Una figura forte e dominante, ma nello stesso tempo debole e sensibile che spesso vuole essere quello che non è e rinuncia ad essere quello che potrebbe essere: "Il dolce e stupendo completamento dell’uomo, del quale così potenzierebbe le capacità e l’insostituibile tesoro per la salvezza dell’umanità", dalle parole di Carlo Galassi Paluzzi, in "Femminilità e famiglia nelle donne del Vangelo".
Una figura femminile che nella nostra società ha, purtroppo, un po’ perso quelle che erano le sue originarie inclinazioni di moglie e madre. Credo sia importante che la donna ritrovi la consapevolezza della sua importanza all’interno della famiglia e della società, perché come ha detto Ensler: "Quando si violentano, si picchiano, si storpiano, si umiliano, si bruciano, si seppelliscono, si terrorizzano le donne, si distrugge l’energia essenziale della vita su questo pianeta".
Ritrovare questa consapevolezza non è sicuramente semplice in una società dove manca il dialogo, dove l’individuo si sente sopraffatto dalle sconfitte, dove non riusciamo più a dominare noi stessi perché la rabbia si trasforma in violenza e perciò il nostro egoismo ci porta ad agire senza principi e senza coscienza. Spetta quindi a tutti non rimanere indifferenti per paura, perché la neutralità favorisce l’oppressore e non la vittima, il silenzio aiuta il carnefice e non il torturato.
Vorrei concludere ricordando le parole di Kofi Annan: "La violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani". Impariamo allora a riconoscere nelle donne il loro grande valore di fulcro della famiglia e sosteniamole in questo loro importante compito. E noi donne non sentiamoci forti solo se ci realizziamo professionalmente, ma sentiamoci realizzate prima di tutto come mogli e madri.
Credo che per una donna essere la manager della propria famiglia possa essere la soddisfazione più grande!


 

GMG: IL MONDO PUO' ESSERE DIVERSO

Fatti e misfatti




Di Lorenza Baschieri

È molto difficile riuscire a spiegare chiaramente cosa sia la Giornata Mondiale della Gioventù e che cosa significhi davvero averne fatto parte, perché le emozioni e i ricordi di un’esperienza del genere sono tantissimi e fare ordine non è sempre facile.
Non è semplice spiegare che cosa si provi davanti al Papa, quando intorno a te hai 2,5 milioni di giovani provenienti da tutto il mondo giunti a Cracovia per i più svariati motivi.
Ciò che mi porto a casa: la sensazione di essere parte di qualcosa di enorme, la consapevolezza del fatto che siamo  insieme e uguali nonostante le diversità, in un periodo dove tutto ci vuole spingere a creare muri per difenderci dal “diverso”, che deve per forza essere nemico. L’esperienza della GMG a Cracovia è stata prova tangibile del fatto che il mondo può essere diverso.
L’accoglienza ricevuta da parte della popolazione polacca è stata da subito indescrivibile, infatti il gruppo proveniente dalla Val Dragone, così come il 70% dei partecipanti, è stato ospitato dalle famiglie nei pressi della città di Cracovia. Esse ci hanno fatti entrare nelle loro case, dimostrando un’apertura ed una fiducia immense, senza mai farci sentire “di troppo”, ma, accogliendoci come se fossimo membri di famiglia.
Durante la GMG non ci sono stati momenti di noia perché, camminando per la città o aspettando il Papa, si sentiva sempre qualcuno cantare nelle lingue più svariate, ci si poteva unire ai gruppi di coloro che ballavano, ed era incredibile vedere come ogni tipo di barriera, ogni differenza, sembrasse caduta. A testimonianza di ciò era normale che perfetti sconosciuti, dopo aver avuto una breve conversazione o dopo essersi scambiati simboli dei rispettivi Paesi, si abbracciassero. Non è qualcosa che si vede tutti i giorni, anzi siamo sempre più portati ad essere diffidenti e distaccati nei confronti del prossimo.
Credo che questo clima di fraternità ci abbia permesso di riflettere ancor di più nel giorno della visita ai campi di Auschwitz e Birkenau: lì abbiamo visto il peggio che l’uomo può fare, abbiamo potuto toccare con una mano ciò a cui l’odio può spingerci, mentre con l’altra toccavamo amore, unione e  fratellanza.
I momenti più intensi, però, sono stati senza dubbio quelli in cui eravamo tutti riuniti davanti a Papa Francesco, che, nonostante il clima di gioia, non ha evitato di parlare dei problemi che la nostra società sta affrontando. Abbiamo sentito la testimonianza di una giovane ragazza siriana che ha spiegato cosa significhi vivere in un Paese lacerato dall’odio e dalla guerra.
Riflettendo sui temi più “caldi” di questo periodo, l’esortazione del Papa a non essere “giovani-divano”, ma giovani pronti a mettersi le scarpe e a lottare per il proprio futuro, è risuonata ancora più forte.
Durante la notte della veglia, il Papa ha anche detto: "Questa è la parte migliore, la parte più dolce, la parte che mai ci verrà tolta"; e io credo che siamo proprio noi giovani, noi che abbiamo potuto vivere questo tipo di esperienza e vedere tanta bellezza, a dover custodire queste parole, perché il cambiamento può nascere solo partendo da noi. 
Ciò che dobbiamo portare a casa da Cracovia non sono soltanto i bei ricordi, ma anche una sfida, prima di tutto con noi stessi, perché non permettiamo mai alle difficoltà di abbatterci o di indurci a dimenticare che il mondo può diventare migliore. Esperienze del genere sono vere e proprie fonti di speranza, una speranza che non dobbiamo farci portare via e che deve diventare stimolo, soprattutto per noi giovani che, troppo spesso, dimentichiamo di essere il futuro.

 

RIFLESSIONI

BOB DYLAN




"Credo che negli anni sessanta ci fosse "l'idea"
che si poteva cambiare il mondo.
Questa idea era più importante dell'azione concreta.
La sensazione di poter agire
era più importante che agire veramente.
Oggi è essenzialmente questa idea che manca.
Le idee sono una cosa molto potente.
Le idee non possono essere uccise."



MONCHIO E DINTORNI: ATTIVITA' DELL'ESTATE

Fatti e misfatti



Di Patrizia Dignatici


Anche l'estate 2016, a Monchio, si è rivelata ricca di avvenimenti e di occasioni per grandi e piccini. Come tutti sanno, nella frazione di Monchio sono attive due associazioni, la “Polisportiva di Monchio” e
l' “Associazione Montagna Viva".
La prima si occupa soprattutto di attività legate allo sport, organizza la sagra locale, offre supporto economico e organizzativo alla scuola di Monchio, alla parrocchia e a quanti ne facciano richiesta per fini sociali e ricreativi.
“Montagna Viva”, invece, sviluppa tematiche di carattere ambientale, proponendo attività che riguardano la “memoria” della montagna: da quella storica a quella ambientale, studiando, ricercando e promuovendo forme e stili di vita ispirati al rispetto dell'ambiente, nel senso più ampio del termine. Le modalità attraverso le quali l'Associazione persegue le sue finalità sono molteplici, di tipo conviviale e ludico, ma anche fattivo e concreto.
Quest'anno, il 15 maggio, nel parco di Santa Giulia si è svolta l'iniziativa "Erbe e malerbe, erbe che nutrono, curano e guariscono", passeggiata lungo i sentieri del parco alla scoperta delle erbe spontanee e commestibili del nostro territorio guidati da Ermanno Beretti.
Il 26 giugno, invece, tutta la popolazione è stata chiamata al lavoro per l'iniziativa "Un pudai per un scurtun": pulizia di un sentiero chiuso che porta all'interno del parco di Santa Giulia. In luglio, presso l'aula didattica del “Centro servizi del parco salute, ecologia ed economia locale”, si è svolto l'incontro "Seminiamoci", legato al tema della spiga di grano. Tenuto da Valerio Spinsi, docente di Fisiologia della nutrizione dell'università di Bologna, e Valeria Bregola, del progetto “Virgo”, il progetto di filiera corta aveva come focus la cereagricoltura biologica. Il 13 agosto, sempre all'interno del Parco, si è tenuta la prima manifestazione contro l'abbandono e il maltrattamento degli animali, "Sguardi d'amore", in collaborazione con GIILVA. La sera era poi in programma una passeggiata notturna nel Parco, con osservazione del cielo e dei corpi celesti guidati, dal gruppo “Amici Astrofili di Casalgrande”.
Il giorno successivo “Montagna Viva” ha supportato e promosso la prima "ColorViva" del nostro Comune, all'interno della splendida cornice del parco, che si è riempito di giovani, di famiglie e di colori.
Il 16 agosto nel campetto polivalente, con la collaborazione della “Polisportiva di Monchio” e degli Asinelli di Lama, più di 300 persone si sono ritrovate per assistere allo spettacolo "Burtlin Cesira e i matrimoni", commedia brillante sul tema delle unioni civili. Per concludere la stagione estiva in settembre, ancora nel Parco di Santa Giulia, “Montagna Viva” ha promosso l'attività di orienteering "Quo vadis", curata da “IdeaNatura”.
In autunno l'Associazione ha in calendario altre iniziative che verranno comunicate di volta in volta online e tramite locandine.
Come risulta abbastanza evidente, le attività che l'associazione propone sono legate a riflessioni su temi molto attuali e spesso controversi. Certamente la presenza nel paese di un Parco come quello di Santa Giulia offre numerosi stimoli e opportunità che l'associazione da alcuni anni ha fatto proprie e che intende sviluppare sempre più.

 

SPAZIO AUTOGESTITO OFFERTO ALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI PALAGANO

Fatti e misfatti



Di Fabio Braglia
(Sindaco del comune di Palagano)

A seguito delle ultime elezioni amministrative del giugno scorso, la lista "Palagano Presente" ha avuto il mandato dalla maggioranza dei cittadini per  amministrare il comune nei prossimi cinque anni. Davanti ai cittadini, ci siamo presentati con un programma elettorale ricco di progetti da terminare e altri da fare partire. Lasciatemi dire che sono stato orgoglioso, da sindaco, di aver guidato la precedente Amministrazione, che ringrazio ancora per l'impegno e per il lavoro svolto, come ora sono orgoglioso di questa nuova squadra. Nonostante questi anni così difficili per  l'economia ed il lavoro, stiamo portando avanti progetti importanti, trovando, come in passato, risorse esterne all'ente grazie ad un lavoro estenuante di progettazione, di ricerca e programmazione. Oggi prendono forma progetti partiti negli ultimi anni: il ponte del Mogno, che verrà ultimato entro dicembre; la metanizzazione di Monchio, pronta ad inizio 2017, il palazzetto dello sport, anche quello pronto per inizio anno nuovo. Il totale di fondi investiti è di circa 2milioni e 870 mila euro. A questi vanno aggiunti invece i nuovi interventi a Susano come il ripristino della frana e la conseguente costruzione del nuovo tratto di strada (via Lamalunga, Cà d'Andrea); la messa in sicurezza della scarpata sul ponte di Raggiola sulla via Comunale per Boccassuolo; il ripristino del muro sempre sulla via Comunale; l'inizio dei lavori per la strada franata di via Casa Felice; il completamento del camminamento nel centro di Palagano; i lavori per la sicurezza del Polo scolastico della scuola dell'infanzia, primaria, secondaria e anche della scuola superiore di Palagano, per un totale di investimenti di quasi 500.000 euro. Insomma, non ci siamo mai fermati, aggiungendo al normale ma sempre più impegnativo, mantenimento dell'ordinario questi interventi straordinari.
Continueremo sempre con impegno ed entusiasmo, cercando di dare risposte significative, per mantenere e promuovere il vivere e il lavorare in montagna, cercando di incentivare l'insediamento di nuove start-up, aziende, esercizi che diano lavoro e sostenere le esistenti.
Incrementeremo il turismo, promuovendo un progetto di riorganizzazione e di sfruttamento delle tante opportunità ambientali, sportive, culturali e gastronomiche che il nostro comune possiede, individuando operatori e strumenti di lavoro (in primavera 2017 presenteremo questo progetto, che partirà già nell'estate).
Realizzeremo una struttura per anziani del tutto sperimentale e innovativa, dove cercheremo di abbattere costi e dare servizi professionali e performanti (pronta entro la fine del 2017).
Sono fiero ed orgoglioso di poter preannunciare la partenza, entro Natale, di un bellissimo ed importante progetto: "l'Ambulatorio infermieristico 24 ore", dove  verranno erogate da infermieri professionisti in medicina d'urgenza, prestazioni ambulatoriali. Palagano sarà il primo comune a sperimentare concretamente questa grande opportunità, che presto verrà presentata alla popolazione dalla Direttrice del distretto Sanitario, dall'amministrazione comunale e da tutti i responsabili ed ideatori del progetto. Altro progetto che vedrà la luce a brevissimo sarà quello dedicato alla sicurezza: installeremo telecamere molto potenti e precise sulle strade, per individuare in tempo reale grazie a software sofisticati chi entra e chi esce dal nostro territorio.
Cercheremo di trovare strategie per mettere in campo i progetti riguardo l'agricoltura e l'artigianato, cercando di ridare opportunità e competitività a produzione e lavoro. Su questo crediamo molto e stiamo lavorando.
Nei prossimi giorni partiranno i lavori per la manutenzione delle strade e delle barriere.
Abbiamo acquistato computer nuovi per le scuole per la realizzazione di un laboratorio informatico, che da inizio anno sarà operativo presso il polo scolastico "Aldo Moro".
Non mi stancherò mai di dirlo: per ottenere questi risultati e raggiungerne altri ancora migliori abbiamo bisogno dell'aiuto e sostegno di tutti. A volte basterebbe anche solo non criticare a priori e non mettere i bastoni tra le ruote a chi si impegna.

 

PALAZZETTO DELLO SPORT

Fatti e misfatti




Di Davide Bettuzzi

Procedono rapidamente i lavori di costruzione del palazzetto di Casa papa Giovanni. Entro la fine di ottobre è prevista la consegna della struttura in legno. Salvo imprevisti, entro marzo i lavori saranno finiti è si potrà procedere all'inaugurazione .
L'affidamento dei lavori è stato dato alla ditta seconda in graduatoria, Piacentini Costruzioni, essendo la vincitrice del bando, la Pi.Ca Olding, fuori dalla white list ed in contenzioso con la prefettura di Milano. Piacentini Costruzioni ha subappaltato i lavori in legno alla ditta Rubner, gli impianti ad LGM. La direzione lavori e la progettazione sono in carico allo studio Arkè ed all'architetto Alessandra Ontani

 

CONCORSO LETTERARIO "TERRE DI GUIDO CAVANI", 2016

Fatti e misfatti


Di Filippo Perini


La seconda edizione del concorso letterario “Terre di Guido Cavani”, che si è conclusa con la cerimonia di premiazioni il primo ottobre a Maranello, ha visto vincitrice Chiara Sbrissa, con il suo racconto "Primo giorno di primavera". L’ideatore del progetto, Moreno Coppedé, quest’anno ha saputo coinvolgere 199 partecipanti da tutta Italia; le sezioni erano due: oltre a quella generale, che raccoglieva racconti ispirati al tema “All’ultimo momento”, ne è stata pensata una anche per i più giovani, dal titolo “L’anno che verrà”. L’iniziativa ha mantenuto solide radici nel territorio dello scrittore da cui prende il nome ed è stata sostenuta da ben 13 comuni emiliani, tra i quali anche Palagano.
Abbiamo avuto occasione di fare alcune domande ad una delle partecipanti, arrivata seconda nella sezione dei giovanissimi: Giorgia Rinaldi.
Cosa ha ispirato il tuo racconto?
Il tema infatti non era semplice da tradurre in una storia. Il mio racconto, intitolato "Non so se sarà possibile", è stato influenzato dal mondo in cui vivo, in cui pessimismo e speranza si mescolano continuamente.
I fatti concreti e reali che mi circondano, le storie di vita di cui sono parte o che mi si offrono come spettatrice, sono ciò che ispira il mio scrivere.
Com’è nata in te la passione per la scrittura?
A dire il vero molto presto, infatti ho come modello una zia scrittrice, che mi ha sempre letto ciò che scriveva. Anche attraverso di lei e la sua testimonianza ho sempre dato molto valore alla “figura” dello scrittore.
Mi piace pensare che sia importante riuscire a far diventare un’idea storia e in questo modo coinvolgere molte persone.
Questo mi ha sempre fatto sognare su un futuro da scrittrice.
Come coltivi questa passione?
In primis leggendo, perché credo alimenti la creatività; e poi scrivendo: non sono sistematica, inizio storie che non hanno un incipit né un finale, ma che poi prendono forma col tempo e mentre divengono ciò che saranno. Mi butto sempre su nuove idee e cerco di dar loro una struttura; mi baso su ciò che mi circonda, su ciò che ho visto e sperimentato.
Cosa leggi in particolare?
Non ho un modello, ma leggo soprattutto poesia. Poco tempo fa ne leggevo una intitolata "La sabbia del tempo" e da lì mi è venuta una storia, incentrata su questo tema. 

Coppedè si è dichiarato "soddisfatto e molto entusiasta", per i risultati ottenuti e per la partecipazione che si è quadruplicata; sta già lavorando alla terza edizione del concorso che sarà incentrato sul tema “Quello che le donne non dicono” e avrà anche due nuove sezioni, dedicate agli ebook e ai cortometraggi.
 


CARITAS: RACCOLTA FONDI PER POPOLAZIONI TERREMOTATE

Volontariato&Solidarietà




RESOCONTO ECONOMICO






Pubblicato su la LUNA nuova, ottobre 2016

MERCATINI DELLA CARITAS

Volontariato&Solidarietà





Di Angela Maffoni


Vi è capitato, durante la Sagra della Beata Vergine del Carmine, la Festa del grano, la Festa dei matti, di soffermarvi ad osservare un mercatino un po' originale, molto variegato e, forse, anche un po' disordinato?
Ebbene, confessiamo: eravamo noi della Caritas Parrocchiale dell'Unità Pastorale di Palagano che, avendo ricevuto in dono dalla signora Elia Salvatori una parte cospicua della merce presente nel suo negozio, abbiamo potuto allestire una bancarella per la vendita (o meglio svendita) di tali articoli. Come previsto, l'intero incasso è stato consegnato a don Tomek che potrà servirsene per aiutare le famiglie in difficoltà economica. Quindi ringraziamo di cuore la signora Elia e la sua famiglia per la donazione e quanti con i loro piccoli acquisti e offerte hanno contribuito ad aiutare il prossimo.
Per noi è stata un'esperienza un po' impegnativa, data la nostra inesperienza in fatto di commercio, ma piacevole e soddisfacente per l'incontro con tante persone e per averla fatta col cuore per lo scopo che ci eravamo prefissati, ben consapevoli che la carità che Gesù ci propone di vivere è molto di più.
Per Madre Teresa di Calcutta (oggi Santa) amare è riversare sui poveri tutto l'amore che Dio riversa in noi nella preghiera. Diceva a chi le chiedeva come praticare la carità: ”Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri. Ricordati: io sono soltanto una povera donna che prega. Pregando, Dio mi mette il Suo Amore nel cuore e così posso amare i poveri. Pregando”.



Pubblicato su la LUNA nuova, ottobre 2016

PALAGANO: NOTTE MAGICA

Volontariato&Solidarietà





Di Davide Bettuzzi

Ideata e realizzata da B2B di Dj Cattoni, Dj Corsini e Montana Dj, con la collaborazione di numerose associazioni di volontariato dei comuni di Palagano, Montefiorino e Frassinoro si è svolta a Palagano, il 19 agosto, al PalaMatti, nel parco comunale, una serata pensata per raccogliere fondi da devolvere in beneficenza: la Notte Magica.
I numerosi partecipanti hanno potuto gustare prodotti tipici montanari: gnocco e tigelle farciti (volontari di Boccassuolo e Contrada Aravecchia), polenta con ragù (Pro-Loco di Frassinoro), ciacci (Maestri Ciacciai di Palagano) e bevande, per un totale di 350  pasti serviti.
Gli alpini di Frassinoro e Piandelagotti si sono occupati del servizio ai tavoli e il comune di Palagano ha offerto gratuitamente la struttura e si è accollato la spesa SIAE. Artisti vari hanno cantato e ballato fino all'arrivo dei dj del B2B che presentando una carellata di successi sapientemente intrecciati, hanno creato una vera discoteca all'aperto fino a notte fonda.
Buono il risultato economico: 2.345 euro di guadagno (4.807 euro le entrate e 2.372 euro le spese). A questa cifra è stato aggiunto il ricavato dalla vendita delle magliette (offerte da uno sponsor) per un totale di ulteriori 240 euro. Altre magliette sono in vendita presso alcuni negozi dei tre comuni.
Il guadagno complessivo verrà utilizzato dai servizi sociali dei tre comuni per interventi a favore di cittadini in condizione di precarietà e difficoltà.
La collaborazione tra tutti, anche e soprattutto tra abitanti di comuni diversi, ha dimostrato di essere vincente e capace di raggiungere risultati concreti e di "donare un sorriso".
Prossimo appuntamento il 5 novembre a Fontanaluccia per raccogliere fondi a favore delle popolazioni terremotate del centro Italia.


IRRAGIUNGIBILE (IL TRENO IN PARTENZA)

Scrivo irregolare
Senza criteri nè regole...
Creare con le parole e raccontare l’irregolare.
Dedicato a chi vuole leggere racconti brevi o storie assurde.

Trame create per dare forma a un’idea, per trovare un significato anche ai pensieri dall’apparente mancanza di senso…




Di Moreno Coppedè

Il mondo è imbiancato di freddo e piange pioggia quasi tutti i giorni. Non si prova neppure ad uscire in giardino, i tremori sono già qua dentro: vanno alla caccia della persona che soffre di più il freddo e la trovano, sempre, perché è l’unica e maledettamente sofferente a qualsiasi spiffero. Aspettano dietro l’angolo della cucina o in fondo alle scale, come un brigante, e assalgono ogni volta che ne hanno voglia. Così, per il puro piacere di vederlo tremare, di tramortire la sua sicurezza effimera costruita con pazienza negli anni. Sono subdoli e non avvertono, partono da dove non si vedono arrivare, da sotto, da quel piccolo pertugio che si forma tra il pantalone e la caviglia, e inondano quello che trovano di un soffio glaciale.
L’uomo sente qualcosa che non va, come al solito, come in ognuno di questi giorni della sua vecchiaia. Oggi è il giorno libero di chi lo accudisce e ha voglia di lasciarsi andare. A fatica riesce a far girare su se stessa la sedia a rotelle e il salotto più bello che esista sta diventando triste: i libri sullo scaffale in piedi come soldati in attesa della sua mano, i quadri lo osservano impolverato dal tempo quasi sembri uno di loro, le tende della finestra somigliano a sopracciglia aggrottate sul passato.
Con le poche energie si spinge verso la scrivania e guarda i compagni di sempre, l’ennesimo foglio bianco e la penna lì in parte, come se fosse l’ultima volta assieme. Cerca di sistemarsi la copertina, la mano avvizzita dal tempo prende la penna e chiude per un attimo gli occhi, per vedere quello che non c’è. Quello che non c’è mai stato e che avrebbe voluto fortemente, quello che poteva succedere e non è successo: l’unico dono che non gli è stato mai permesso di ricevere. Aspetta solo che la lacrima abbia la forza di uscire, per iniziare a scrivere.
“Volevo insegnarti quello che so e conoscere quello che saresti stato per me. Ti avrei spiegato la vita e accompagnato nelle emozioni; ti avrei detto che era giusto avere paura del buio e che esistono i mostri e che sono cattivi... Ma che non avrebbero vinto mai...
Avresti respirato il vento che piega l’erba nei campi e quello che fa nascere le onde, ti avrei fatto giocare col sole e sentire la pioggia nell’anima, avresti imparato da me a sorridere e a piangere. Avresti sognato mani da stringere e musiche da suonare, saresti stato curioso perché conoscere è un regalo divino, ti avrei costruito scarpe di ferro e creato ali di fantasia per poter volare senza paura di cadere.
Saresti cresciuto sapendo che la vita val la pena d’essere vissuta anche nei momenti dove vorresti buttare via tutto, quando attorno a te non c’è nulla che vada bene, quando gli amici spariscono e anche Dio sembra distante e non risponde nemmeno al cellulare. Avrei voluto spiegarti l’Amore, quello con la A maiuscola, la magia di provare i brividi nell’ascoltare il suo nome e la pazzia di uscire dagli schemi per sentirsi vivo, il calore di un abbraccio e sentirsi il mondo in tasca solo guardando gli occhi di chi ti ama.
Avresti rincorso i tuoi traguardi impossibili per dimostrare a te stesso che potevi farcela senza calpestare nessuno, perché saresti stato onesto e trasparente a dispetto di un mondo odioso, perché avresti saputo che il rispetto è il giusto prezzo da pagare per le proprie idee.
Io ci sarei stato, magari da lontano, perché un padre o una madre ti lasciano sbagliare ma sono pronti in ogni momento ad accoglierti per mettere una stampella su una vita zoppicante, a capirti senza doverti per forza giudicare, a sostenerti quando il morale fa da pavimento e a valorizzare le tue vittorie quando pianti la bandiera lassù in cima. Se tu avessi gridato aiuto sarei corso anche di notte, anche scalzo, per fare tornare la fiducia in te stesso o ingigantirla se ne fosse rimasta un dito. E non importava chi eri o cos’avresti fatto, io ci sarei stato.
Sarebbe stupendo anche averti qua, adesso, prima di partire per la mia vacanza: ti avrei salutato con un sorriso, ti avrei chiesto di ricordarmi seduto su uno scoglio, davanti al mare, in un aprile soleggiato coi bambini che giocano a palla, qualcuno che raccoglie conchiglie e la colonna sonora della schiuma che sparisce sulla sabbia.”
Posa la penna in grembo, sulla copertina che si sta bagnando di lacrime. Con la mano muove in là il foglio, quasi avesse paura di inumidirlo. Ci vogliono ancora forze per allontanare la sedia a rotelle dalla scrivania e avvicinarsi al mobile e riesce a trovarle, forse le ultime. Prende un libro, si spinge verso la finestra, apre la copertina e scrive qualcosa nella prima pagina bianca che trova.
Alza lo sguardo e là, oltre le sopracciglia, vede il giardino infreddolito da un dicembre severo: i rami rinsecchiti degli alberi, l’aiuola fiorita di camelie bianche che fa profumare di Natura il mondo, la siepe malinconica colle foglie all’ingiù e la panchina ingrigita... Quasi sappiano quel che sta accadendo sono tutti lì in piedi, alla stazione, ad aspettare la partenza del treno che sta portando via un amico...
“Ci vuole coraggio anche a morire in inverno, Fabrizio... Non solo in maggio come il tuo Piero...”. Accarezza ancora una volta il libro e chiude gli occhi.
Lo hanno trovato lì, davanti alla finestra, con l’ultimo sorriso sulle labbra e ormai in vacanza dalla vita. Tra le mani “Cent’anni di solitudine” e la penna nel libro; chi lo ha aperto ha letto l’ultima frase che ha scritto:
“Questo lo porto con me: non so se là dove vado esiste una biblioteca.”



Pubblicato su la LUNA nuova, ottobre 2016