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domenica 30 agosto 2015

COLLECTIN' SPARKS - RACCOGLIENDO SCINTILLE


Nei fondali talvolta dimenticati della nostra prima giovinezza si nascondono sempre dei segreti. A volte sono mostri, a volte sono piccoli, grandi tesori. Qualcuno ha il coraggio e la volontà di riaprire il cassetto, soffiare la polvere e guardare dritto in faccia alla propria storia ed al proprio "io", partendo dalla primavera della nostra vita, dalla stagione in cui nella nostra anima in tormento vengono gettati i semi del nostro essere.

Michele Fiorenzi, sostenuto dalla sua anima musicale, il fratello Nicola, riapre il cassetto e soffia la polvere. Si trova una band ed insieme ad essa dà un nuovo vestito e una nuova forma sonora alle sue inquietudini giovanili. Il risultato sono un gruppo rock, un disco ed un nome unico per entrambi: Collectin’ Sparks.
 

 
 

I peccati di gioventù sono indimenticabili. Diventano composti ritornanti, cicatrici ancora più profonde, per tutti quelli che hanno scelto di derubricare le piccole e grandi emozioni giovanili in diari, lettere d'amore, scritti a penna su fogli di block notes, canzoni che mai hanno visto la luce. Alla messa in piazza odierna di ogni sentimento e ogni tribolazione, che relega ogni ricordo a scomparire nell'evanescenza continuata dei post sui social network, quelle rigorose e personali archiviazioni erano degli atti un po' autolesionistici e splendidamente poetici.


Poche volte si ha il coraggio di guardarsi indietro. La maturità spesso implica una serie di autocensure al sentimento puro del tempo e non va d'accordo con la spericolata passione giovanile.
Chi ha avuto questo coraggio è Michele Fiorenzi, "leader" e fondatore del progetto Collectin' Sparks e del disco che prende il nome della band o viceversa. Il primo disco dei Collectin' Sparks nasce proprio dalla riproposizione e di alcune canzoni ancora inedite, scritte da Fiorenzi durante gli anni ottanta e novanta (d'altronde parliamo di un artista maturo, con un percorso live pluriennale, principalmente come interprete di canzoni rock nei club di Modena e dintorni). Il disco è davvero gustoso. E fin dalle prime note del brano iniziale Morning Trees sono evidenti i richiami ai Grant Lee Buffalo e ad alcune ballads dei REM, dove la strofa dalle tinte dark si apre a un ritornello vivace e più catchy.
Il secondo brano Back to the Sea è anche uno dei più riusciti. Un quattro-quarti dove la voce di Fiorenzi e la chitarra dell'ottimo Francesco Dignatici la fanno da padrone e dove il ritmo e la melodia vengono costantemente rimessi in gioco, anche in maniera brusca. Il risultato è invece una splendida epica rock, che sfugge dall'essere prolissa per essere solo di grande impatto sonoro.
E se Changes scava davvero nelle profondità dell'animo di Fiorenzi, con un piano che rende la ballata ancora più struggente, Sweet Thing riaccende l'animo rock del disco con un suono pieno e un cantato eccezionale che ricorda un po' il Mark Lanegan degli Screeming Trees.
Dead Woods on The Fire, se possibile, fa aumentare i giri. Un suono deciso e coinvolgente, che accompagna l'ascoltatore verso un ritornello efficace e definitivo. Un brano magistrale che risente dell'esperienza live di Fiorenzi e quindi nasce per coinvolgere il pubblico in un climax sonoro classico e quasi "americano".
I brani successivi Second Hand Love Man e Rainy Day scorrono piacevoli come il fumo di una sigaretta dopo una birra ghiacciata.
Con Drive torniamo dalle parti dei Grant Lee Buffalo, ispiratori nemmeno troppo nascosti di questo promettente disco d'esordio. La chiusura del disco è affidata all'onirica June, l'ultima struggente ballad di un disco che, attraverso la semplicità, riesce a stupire.
Detesto i track by track e l'analisi di ogni canzone risulta quasi limitante per un disco da assaporare tutto d'un fiato e che parte da un progetto più corposo rispetto a i dettagli dei singoli brani. Ascoltandolo per la prima volta avrei voluto dire ai Collectin' Sparks una frase semplice: "Questo è il disco rock che vogliamo ascoltare nel 2015"; non me ne vogliano le majors, i Mumford&Sons, i Coldplay, i Guns e i Litfiba che son tornati assieme già da mo'.
E pazienza se manca il pezzo che strizza l'occhio al pop, quello che anche in radio funziona, un brano che avrebbe reso questo disco pronto per tutte le orecchie e tutte le età. Ma noi che abbiamo la radice immersa nella palude della storia del rock, apprezziamo e ringraziamo. Un disco che è una piacevole e attesa ora di religione.
 
 



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