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sabato 29 ottobre 2016

GMG: IL MONDO PUO' ESSERE DIVERSO

Fatti e misfatti




Di Lorenza Baschieri

È molto difficile riuscire a spiegare chiaramente cosa sia la Giornata Mondiale della Gioventù e che cosa significhi davvero averne fatto parte, perché le emozioni e i ricordi di un’esperienza del genere sono tantissimi e fare ordine non è sempre facile.
Non è semplice spiegare che cosa si provi davanti al Papa, quando intorno a te hai 2,5 milioni di giovani provenienti da tutto il mondo giunti a Cracovia per i più svariati motivi.
Ciò che mi porto a casa: la sensazione di essere parte di qualcosa di enorme, la consapevolezza del fatto che siamo  insieme e uguali nonostante le diversità, in un periodo dove tutto ci vuole spingere a creare muri per difenderci dal “diverso”, che deve per forza essere nemico. L’esperienza della GMG a Cracovia è stata prova tangibile del fatto che il mondo può essere diverso.
L’accoglienza ricevuta da parte della popolazione polacca è stata da subito indescrivibile, infatti il gruppo proveniente dalla Val Dragone, così come il 70% dei partecipanti, è stato ospitato dalle famiglie nei pressi della città di Cracovia. Esse ci hanno fatti entrare nelle loro case, dimostrando un’apertura ed una fiducia immense, senza mai farci sentire “di troppo”, ma, accogliendoci come se fossimo membri di famiglia.
Durante la GMG non ci sono stati momenti di noia perché, camminando per la città o aspettando il Papa, si sentiva sempre qualcuno cantare nelle lingue più svariate, ci si poteva unire ai gruppi di coloro che ballavano, ed era incredibile vedere come ogni tipo di barriera, ogni differenza, sembrasse caduta. A testimonianza di ciò era normale che perfetti sconosciuti, dopo aver avuto una breve conversazione o dopo essersi scambiati simboli dei rispettivi Paesi, si abbracciassero. Non è qualcosa che si vede tutti i giorni, anzi siamo sempre più portati ad essere diffidenti e distaccati nei confronti del prossimo.
Credo che questo clima di fraternità ci abbia permesso di riflettere ancor di più nel giorno della visita ai campi di Auschwitz e Birkenau: lì abbiamo visto il peggio che l’uomo può fare, abbiamo potuto toccare con una mano ciò a cui l’odio può spingerci, mentre con l’altra toccavamo amore, unione e  fratellanza.
I momenti più intensi, però, sono stati senza dubbio quelli in cui eravamo tutti riuniti davanti a Papa Francesco, che, nonostante il clima di gioia, non ha evitato di parlare dei problemi che la nostra società sta affrontando. Abbiamo sentito la testimonianza di una giovane ragazza siriana che ha spiegato cosa significhi vivere in un Paese lacerato dall’odio e dalla guerra.
Riflettendo sui temi più “caldi” di questo periodo, l’esortazione del Papa a non essere “giovani-divano”, ma giovani pronti a mettersi le scarpe e a lottare per il proprio futuro, è risuonata ancora più forte.
Durante la notte della veglia, il Papa ha anche detto: "Questa è la parte migliore, la parte più dolce, la parte che mai ci verrà tolta"; e io credo che siamo proprio noi giovani, noi che abbiamo potuto vivere questo tipo di esperienza e vedere tanta bellezza, a dover custodire queste parole, perché il cambiamento può nascere solo partendo da noi. 
Ciò che dobbiamo portare a casa da Cracovia non sono soltanto i bei ricordi, ma anche una sfida, prima di tutto con noi stessi, perché non permettiamo mai alle difficoltà di abbatterci o di indurci a dimenticare che il mondo può diventare migliore. Esperienze del genere sono vere e proprie fonti di speranza, una speranza che non dobbiamo farci portare via e che deve diventare stimolo, soprattutto per noi giovani che, troppo spesso, dimentichiamo di essere il futuro.

 

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