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sabato 29 ottobre 2016

ACCOGLIENZA DIFFICILE MA NECESSARIA

Attualità

Un progetto di accoglienza a Palagano


Di Chiara Cavazza

"I conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono vostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti. Certo non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio, responsabilità, ma ci vuole anche coraggio”. (Papa Francesco)

Il 10 settembre 2013, papa Francesco, con il suo solito parlare semplice e capace di andare dritto al cuore delle questioni, interveniva al Centro Astalli di Roma (realtà dei gesuiti che gestisce l’accoglienza dei rifugiati nella capitale) con queste inequivocabili parole: “Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti. Carissimi religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono vostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti. Certo non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio, responsabilità, ma ci vuole anche coraggio”.
Da allora, l’eco delle sue affermazioni è giunto fin sui monti di Palagano ed è riuscito ad attraversare le mura del nostro convento, forse un po’ addormentato, dando una bella scossa alla routine quotidiana e alle nostre tranquille abitudini. Come poter raccogliere l’invito, piuttosto pressante, affinchè anche la nostra casa potesse diventare luogo di accoglienza per chi non ha casa? Certo, tutti conoscete bene il secolare convento francescano che, fin dalle origini, si è sviluppato ed è sorto proprio con l’intento di accogliere e accompagnare chi, in queste zone montane, aveva maggiori necessità. Nel XIX secolo si trattava in primo luogo di bambini e ragazze che, abituati alla dura vita nei campi e nel lavoro agricolo, non avevano modo di studiare, ed ecco perché, piano piano, l’edificio è cresciuto, si è allargato, si è innalzato... come fare a contenerli tutti? Come poter accogliere le insegnanti e le suore che a questo prezioso servizio si dedicavano, quando ancora lo Stato non forniva i servizi pubblici necessari?
I tempi però cambiano e, anche se forse in pochi vi siete azzardati ad entrare nei meandri del convento, tutti potete immaginare che una buona parte di quei locali, in passato ricchi e pieni di vita, sono ora poco utilizzati. Ecco perché le parole del Papa sono giunte a noi come una provocazione a cui non potevamo non rispondere e che già da tempo prendeva piede nei nostri incontri e nelle nostre fraternità: come potere nuovamente “aprire le porte” della nostra casa e mettere a servizio di tutti gli ampi spazi nei quali abitiamo?
è così che, tra le tante stanze che mettevamo a disposizione di amici e persone che desideravano trascorrere un po’ di tempo a Palagano, abbiamo ritenuto possibile trovarne un paio da offrire alla comunità per questa situazione di emergenza umanitaria mondiale.
Questo lungo preambolo, forse un po’ noioso, era a mio modo di vedere necessario per chiarire, da subito, come è nato questo progetto, cioè dal semplice desiderio di provare a fare qualcosa, nel nostro piccolo, per l’emergenza di fronte alla quale ci troviamo, raccogliendo le forti parole che il Papa ha indirizzato, in maniera specifica, a noi religiose. E’ così che abbiamo iniziato a confrontarci, prima di tutto all’interno della nostra fraternità, poi con il sindaco, poi con altri amici... e abbiamo maturato la decisione di provare a risistemare gli ambienti del vecchio asilo per renderli idonei all’accoglienza di alcuni rifugiati, tra quelli che la Prefettura di Modena ha assegnato al Comune di Palagano o che, attraverso altri canali, si fossero presentati alle nostre porte.
Al momento, assieme ai rappresentanti del Comune di Palagano, abbiamo già preso contatto con la cooperativa che è stata incaricata dalla Prefettura di Modena di ripartire i rifugiati nel nostro territorio, ma, come purtroppo spesso accade in questi casi, la burocrazia e i passaggi istituzionali complicano un po’ le cose e allungano decisamente i tempi. Speriamo che questo progetto possa concretizzarsi senza dover lasciare passare troppo tempo ma, se così non dovesse accadere, certamente proveremo altri canali, tra i tanti, per poter tenere fede all’impegno preso. Inoltre credo che questo spazio di attesa possa essere importante anche per informare la popolazione su quanto sta accadendo, affinchè tutto avvenga nella massima chiarezza possibile e possa pian piano diventare espressione di una comunità che da sempre si è caratterizzata per la generosità e la sensibilità verso chi ha bisogno.
Approfitto di queste righe per ringraziare infinitamente i tanti palaganesi che ci hanno dato una mano in questa ristrutturazione “casalinga” a costo zero, attraverso il riciclo di tanti mobili ed oggetti dismessi, e hanno permesso di creare un piccolo, ma confortevole ambiente che ora attende solo i suoi nuovi inquilini; un grazie anche a tutti quelli che, venuti a conoscenza di questo progetto, si sono resi disponibili successivamente per aiutare nell’integrazione e nel coinvolgimento all’interno della nostra comunità.
Come sempre accade in questi casi, sono tante le voci e le opinioni in proposito e sono tutte lecite e comprensibili: in tempi di crisi e difficoltà per tutti, è giusto alzare la voce anche rispetto alle povertà e tragedie che quotidianamente viviamo noi in prima persona e non dobbiamo assolutamente dimenticarle o farle passare in secondo piano. Credo però che questo non impedisca, nello stesso tempo, di allargare il nostro sguardo anche verso chi è più lontano, verso l’intera umanità che, ci dicono le statistiche, è costituita da una persona rifugiata ogni 122 abitanti e che, dal 1° gennaio 2016, è sbarcata sulle coste italiane nel numero di circa 132.000 persone. Siamo convinte che questo sforzo di accoglienza, difficile ma necessario, ci permetterà di ritrovare slancio e creatività anche per la nostra comunità, per i nostri vicini, per trovare nuovi e ulteriori modi di “accogliere” e “aprire” i nostri spazi a chi ha bisogno. Quindi, se qualcuno di voi ha qualche idea in proposito, affinché lo stesso stile di accoglienza possa realizzarsi anche in altro modo si faccia avanti! Noi ci siamo!







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