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sabato 29 ottobre 2016

ELEZIONI AMMINISTRATIVE

Fatti e misfatti


A ormai diversi mesi di distanza, possiamo guardare
ai risultati delle elezioni amministrative locali
con un'attenzione ed una calma inedite





Di Andrea Fratti


La prima certezza è che il 5 giugno 2016 i cittadini di Palagano hanno scelto un sindaco, Fabio Braglia, rinnovando la fiducia nei suoi confronti ed accordandola alla sua lista ("Palagano presente"), che è quasi completamente mutata rispetto al precedente mandato.
In questa sintetica analisi, mi pare giusto iniziare dai dati inconfutabili: su 1942 elettori totali, il 61% circa si è recato alle urne, toccando dunque i 1194 votanti complessivi; 609 donne e 585 uomini hanno espresso 1040 voti validi, mentre le restanti 154 schede sono state lasciate bianche o nulle. L'eventualità del non raggiungimento del quorum è stata evitata e, già nella prima serata del 5 giugno, Palagano poteva festeggiare il suo sindaco democraticamente scelto.
Statistiche e numeri, però, non devono mai bastare a loro stessi e, anzi, invitano ad un'osservazione più approfondita, che, nel presente caso, desta non poche preoccupazioni.
Il primo, evidente, aspetto da sottolineare è il fatto che si sia presentata una sola lista. In 5 anni di amministrazione Braglia, è possibile che nessuno abbia covato il desiderio (assolutamente legittimo) di proporre un'alternativa, manifestandosi apertamente?
Difficile credere che, in un arco di tempo tanto lungo, ci siano stati solo cittadini soddisfatti e non siano sorti progetti politici alternativi. Eppure, nulla di concreto è stato fatto. L'assenza di una pluralità di candidature è un segnale preoccupante, che testimonia un allontanamento ed una disaffezione per la "cosa pubblica". Evidentemente, la partecipazione attiva alla vita politica di una realtà limitata come Palagano non rappresenta più un vanto, non garantendo particolari vantaggi ipotizzabili (fama, status e non solo), ma comporta più che altro un peso sgradito di seccature, lamentele e grattacapi. Ma se i palaganesi non vogliono amministrare Palagano, chi lo deve fare al loro posto? Se manca la volontà di gestire il proprio comune, è ancora giusto che lo stesso comune esista? Questi sono quesiti volutamente provocatori, ma più che legittimi, alla luce dei fatti.
Sicuramente, in un periodo di grandi preoccupazioni individuali (principalmente di carattere economico), il valore dell'impegno politico è scivolato progressivamente fuori dal campo visivo e, al massimo, ne è rimasta solo una carcassa formata da brontolii, lamentele e segrete polemiche alzate da chi parla sottovoce, ma non agisce concretamente.
Altro aspetto conseguente è lo svuo-tamento sostanziale della scelta elettorale: il gioco democratico, in mancanza di liste e di candidati alternativi, si annacqua, trasformandosi in una selezione forzata. Nel momento stesso in cui la scelta non è tra due o più candidati, ma solamente tra l'andare o il non andare a votare, si chiamano in causa principi di valore totalmente estranei alla regolare programmazione elettorale: non si valuta più la lista migliore ed il programma politico più convincente, ma si ragiona soltanto sul diritto/dovere di recarsi alle urne. L'illustrazione del programma si svuota inevitabilmente e si calca la mano sul senso civico di partecipare alla questione pubblica con il proprio voto, come se l'assenza di altre liste non avesse già sufficientemente dimostrato l'agonia di una simile partecipazione attiva. Insomma, l'elezione non agisce più tanto sul livello politico, ma si sbilancia completamente sul piano del dovere morale e civile, che invece dovrebbe essere garanzia aprioristica a quello politico.
Il quadro assume tinte ancora più preoccupanti se si considera ciò che è capitato a Montefiorino, dove (anche se dopo vicende differenti) si è verificata la medesima condizione elettorale, con una sola lista candidata.
Ora mi e vi chiedo: è un caso che nei nostri due comuni, tanto simili a livello demografico, storico e sociale, si siano presentate queste due situazioni in contemporanea? Simili coincidenze hanno sempre il sapore delle non-coincidenze.
Se comuni tanto limitati demograficamente perdono la voglia di amministrarsi, a cosa stanno andando incontro? Davvero le ipotizzate fusioni tra piccoli comuni sono campate in aria? I cittadini come pensano di meritarsi l'esistenza e la crescita del proprio paese? Come sempre, il tempo sarà giudice, ma, di certo, la vera sfida di queste nuove amministrazioni (alle quali vanno i nostri complimenti, anche per il solo fatto di averci “messo la faccia”) sarà quella di capire lo scollamento tra la vita politica e quella privata, individuandone le cause, sperimentando rimedi, per provare faticosamente a ricucirne lo strappo.
Nuove forme e nuovi strumenti sono urgentemente richiesti, ricordando come la partecipazione attiva sia l'unica condizione necessaria alla vita ed alla sopravvivenza del paese. Il comune, soprattutto nel caso di Palagano, non è una struttura imposta dall’alto, ma appartiene alla gente, che, come dovrebbe sempre accadere, avrà, anche in futuro, ciò che dimostrerà di meritare.






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