Di Federico Piacentini
E poi qualcosa – una mano divina o una singolare combinazione di eventi – capovolse la sfera di vetro, e la piccola Marylù si mise a guardare il tranquillo agitarsi di fiocchi di neve attorno alla sua casetta.
Come destata da un lungo sonno, si metteva in punta di piedi per arrivare alla finestrella e perdere lo sguardo nella tremula danza di coriandoli luccicanti. Uno scrollio, e la terra ghiacciata si sollevava come per un magico soffio di vento, si faceva spolverina e si spandeva leggera nell’aria.
Ogni cosa – la casetta, il piccolo cortile, l’abete e il piccolo muricciolo – restava in un silenzio perfetto, ma la bufera silenziosa faceva pensare ad un sottile trillare di campanelli e lillà. Marylù sentiva una curiosa voglia di uscire fuori a giocare nella neve, ma quello spazio indefinito del suo praticello le dava un forte senso di angoscia.
Rimase al calduccio a guardare la nevicata dietro un vetro. Non pensò al fatto che guardiamo – e spesso non vediamo nemmeno – solo riflessi di un mondo esterno in un cielo curvo di vetro e ogni cosa ci sembra piccola o grande solo per uno strano gioco di concavità.
E gli ultimi fiocchi si posarono al suolo.
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