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mercoledì 23 dicembre 2015

CASA PAPA GIOVANNI - "C'ERA UNA VOLTA..."



Di Andrea Fratti

Ancora una volta, ci muoviamo nella sfera del condizionale, con l’onestà di aver chiesto chiarimenti, di averli cortesemente ottenuti e di averli riproposti senza giudizi di valore di sorta. La certezza, per ora, è una sola: "C’era una volta una zona abbandonata e,fino a prova contraria, c’è ancora".


C’era una volta una zona di Palagano un tempo animata da tante attività e da fervente vitalità, poi tristemente abbandonata e destinata, piano piano, allo sfacelo.

C’era una volta una zona dal glorioso passato, ma ormai divenuta un grattacapo, a seguito di decenni trascorsi tra cessioni, acquisti, sogni, incubi e cattive gestioni.

C’era una volta un bando vinto, tanti soldi ottenuti ed un progetto per costruire una struttura nuova di zecca, nella speranza di incominciare a rilanciare la zona.

C’era una volta una ditta che doveva compiere i lavori, che li ha pure iniziati, ma della quale poi si sono perse le tracce (a Palagano ovviamente).

C’erano una volta tante chiacchiere in paese, tante versioni differenti, un po’ di polemiche, alcune lamentele e qualche lettera anonima (troppo ignorante ed imprecisa per essere commentata).

Come vedete, di "C’era una volta" ce ne possono essere parecchi: molteplici incipit per una storia che, in ogni caso, lascia una sensazione malinconica, con un pizzico d’amarezza.

Ovviamente stiamo parlando della situazione di "Casa Papa Giovanni XXIII", subito sopra il centro di Palagano, e dell’ormai famigerata palestra che qui dovrebbe sorgere. Sì, usiamo tutti i condizionali del caso, visto che, al momento, non si può proprio fare altrimenti.

Nel piazzale dove dovrebbe esserci la nuova struttura, infatti, c’è una distesa di cemento, una rete metallica a sigillare il cantiere e la solita aria d’abbandono. Di operai e di macchinari nemmeno l’ombra da parecchi mesi, con la data di inaugurazione che slitta in avanti, verso un futuro piuttosto vago. Un "Caso Palestra" tanto poco chiaro, da giungere fino alle orecchie dell’Assemblea legislativa regionale, nella quale, poco tempo fa, i consiglieri Stefano Bargi e Marco Pettazzoni hanno presentato un’interrogazione al riguardo. Insomma, tutti vogliono capire: cosa sia successo e che cosa stia capitando ora.

Per fare chiarezza, siamo andati direttamente dal sindaco Fabio Braglia, che ha ricostruito una sintesi cronologica della questione: "Allora, siamo circa a fine 2013 ed il Comune di Palagano partecipa al bando ‘6000 Campanili’, ottenendo un importante finanziamento (1 milione di euro), per la realizzazione di una palestra. Ci atteniamo alle normative per istituire la gara d’appalto (curata da un ufficio apposito del Comune di Formigine), alla quale partecipano 3 ditte. La gara se l’aggiudica la Pi.Ca Holding srl, grazie ad un progetto che vince, in base ai criteri del bando: sia dal lato economico, sia da quello relativo agli interventi migliorativi.

Il Comune non ha ovviamente potere decisionale al riguardo, visto che il bando era stabilito su tali aspetti ed era stato svolto in modo regolare.

Il cantiere parte (3 ottobre 2014) secondo quanto stabilito dal Ministero: l’unico vincolo ministeriale esistente riguardava, infatti, proprio l’inizio dei lavori, non il loro termine.

A questo punto, la ditta ha un primo ritardo rispetto a quanto previsto, perché nel frattempo ha presentato delle offerte migliorative (delle varianti), come previsto dal codice degli appalti. Il responsabile tecnico (che appartiene ad uno studio apposito esterno al nostro Comune) deve prendere necessariamente in esame tali proposte e, alla fine, arriva alla loro approvazione.

A questo punto, partono i lavori e vengono fatte le fondamenta. Poi tutto si blocca: la Pi.Ca. trova difficoltà nel reperire aziende che forniscano le parti in legno per costruire la struttura. Tutta questa situazione è ampiamente documentata da e-mail protocollate, tra il direttore dei lavori e la ditta.

Visto che il cantiere rimane fermo troppo tempo e soprattutto nei mesi estivi, che sono quelli dove si dovrebbe concludere maggiormente nelle nostre zone, il direttore dei lavori manda un ordine di servizio alla ditta, chiedendole di terminare i lavori secondo contratto. Intanto, però, viene proposta una seconda variante, che questa volta non viene accolta.

È a questo punto che giunge al nostro Comune una nota dalla Prefettura, che ci avvisa che alla ditta è stata negata la White List. Abbiamo, quindi, avviato tutte le procedure, come prevede in questi casi la normativa vigente e siamo, al momento, in attesa che questo iter burocratico porti a qualcosa". Come andrà a finire? "Non lo sappiamo e non dipende da noi. Speriamo si risolvano in fretta le questioni burocratiche, che non spettano, però, al Comune di Palagano. A noi non interessa chi sarà l’azienda che farà i lavori: l’importante è che vengano conclusi e che rispettino tutti i progetti. Il Comune ha lavorato nel pieno rispetto delle normative e, quindi, siamo sereni: attendiamo che le questioni burocratiche e legali vengano risolte dagli organi competenti".

A livello economico, la situazione pare essere chiara: "Il Comune si era preventivamente assicurato di procedere per step con i pagamenti: quindi è stato pagato quanto è stato fatto e basta. A parte un anticipo previsto per legge, con le quali sono state pagate le varie ditte che hanno lavorato. Non c’è una perdita di soldi. Non abbiamo nemmeno un termine stabilito per finire i lavori e, quindi, non rischiamo di perdere il finanziamento che ci spetta: attendiamo solo di sapere chi proseguirà il cantiere".

Sui tempi, invece, è notte fonda: "Proprio non ne ho idea: speriamo il più in fretta possibile: attendiamo novità a breve".

Nessuno, dunque, si può ancora sbilanciare e, forse, già quando quest’articolo uscirà, gli scenari potrebbero essere nuovamente cambiati. La Pi.Ca potrebbe ottenere il via libera per riprendere i lavori o, più probabilmente, potrebbe esserci una revoca e, in tal caso, l’appalto andrebbe di diritto alla ditta seconda classificata alla gara (Piacentini Costruzioni), sempre che questa accetti l’incarico. Ancora una volta, ci muoviamo nella sfera del condizionale, con l’onestà di aver chiesto chiarimenti, di averli cortesemente ottenuti e di averli riproposti senza giudizi di valore di sorta. La certezza, per ora, è una sola: "C’era una volta una zona abbandonata e, fino a prova contraria, c’è ancora".





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