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lunedì 3 novembre 2014

TORNEO DELLE BORGATE - IL RITORNO DEI MORTI SCALCIANTI


Rigori tirati a 10 centimetri dalla riga di porta con il portiere che si doveva girare dicendo un-due-tre-stella, punteggio cestistico (la partita è finita 80-79 per Palagano Centro), gente che urlava malinconicamente: "Fame! Vogliamo le tigelle!"


Di dott. Tiziano "Tizzi" Braglia
Prima dell'apertura della piscina, prima delle sagre, dei balli dei cowboy e dei matti in festa, c'è un momento esatto in cui si percepisce l'arrivo della bella stagione.
Quest'anno le previsioni mettevano acqua. E invece l'annuale (fino a quando?) "Torneo delle Borgate" è stato benedetto da un sole che ha voluto pagare il giusto tributo a corpi statuari, divise sgargianti e gesti tecnici pirotecnici che si sono manifestati fino a sera, giù nel campo di fianco al campo sportivo.

L'attesa
L'attesa è sempre condita da un quantitativo di minacce, provocazioni e ingiurie che fanno precipitare le borgate di Palagano al tempo dell'alto medioevo, dove il popolo era solito conquistare una donzella con un calcio e il rispetto con una coltellata.
Questo ritorno agli istinti primordiali scatena anche una voglia matta di autodeterminazione dei popoli delle suddette borgate.
Ha fatto molto parlare la richiesta di indipendenza di Via Palazzo Pierotti dal Monticello, così come la scelta di inserire nella contea di Savoniero le terre di Susano e Costrignano.  Ed è solo grazie ad un oscuro lavoro di diplomazia organizzato da Andrea Fratti (controlla il boiler la prossima volta, bastardo!) che non ci sono stati i regolamenti di conti che si attendevano. La geopolitica palaganese, va da sé, è mutata per sempre.
Le squadre
Oltre alle squadre sopracitate, che a dire il vero si sono rivelate anche le delusioni del torneo, il calendario vedeva la presenza di altre 6 squadre dai nomi altisonanti tipo Palagano Centro, Palagano Alta, Boccassuolo. Ogni squadra aveva almeno un sovrappeso, almeno un giocatore che aveva sopravanzato di gran lunga la quarantina e una pletora di gente messa lì solo per far presenza e che non conosceva le regole elementari del giuoco del calcio, non avendolo invero mai praticato. Queste regole non sono valse solo per due squadre, Aravecchia e Santo Stefano, che si presentavano come i grandi favoriti, potendo contare su vecchie glorie, eppure mai veramente  sbocciate e giovanotti aitanti, magri come il peccato ma con le polveri bagnate.
Completava il gruppo il Monticello che senz'altro poteva contare sul maggior numero di wags, che hanno anche esposto durante il minuto di silenzio in onore del football, un cartello inneggiante alle presunte qualità fisiche dei giocatori della contrada.

La tenzone
Visto che l'anno precedente la partita più avvincente si era conclusa sul punteggio di 1 a 0, gli organizzatori quest'anno hanno scelto di allargare le porte.  "Ci piace farla semplice", hanno tagliato corto con chi osava chiedere spiegazioni. Una rivoluzione che si è rivelata inversamente proporzionale al bel gioco, ma che ha permesso a vecchi predoni dell'area di rigore, a quota zero reti segnate dai tempi del grande Lama 80 e dell'Unione Sovietica, di riuscire finalmente a marcare un goal.
In finale ci sono arrivati Palagano Centro e Palagano Alta. I tempi regolamentari si sono chiusi sul risultato di parità prima di dare il via a una della più ridicole lotterie dei rigori della storia.
Rigori tirati a 10 cm dalla riga di porta con il portiere che si doveva girare dicendo un-due-tre-stella, punteggio cestistico (la partita è finita tipo 80-79 per Palagano Centro), pubblico annoiato, gente che urlava malinconicamente "fame! Vogliamo le tigelle!", e poi l'acqua, anche lei per una volta benedetta. La pioggia battente ha messo fine al supplizio decretando finalmente il vincitore. Alla fine nessun infarto, ma tante contusioni e molti giocatori a maledire i rispettivi capitani dicendo "col cazzo che la prossima volta mi convinci", "facevo meglio ad andare al mare a cuccare", "meglio andare a Sasso Guidano a suonare con la banda" e altre frasi prive di senso.
Alla fine il richiamo della patria è troppo forte, così come la voglia di primeggiare sugli altri e di esibire per un anno intero lo stemma della propria contrada in pub, vomitando su chiunque altro la propria superiorità.
Per la cronaca: secondo le regole stipulate tra due saggi della Macchiaccia i giocatori del Savoniero avrebbero dovuto sfilare in mutande per le vie del paese, ma chi glielo va a dire a quelli... Io no di sicuro!


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