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mercoledì 1 giugno 2016

MALEDETTE MALELINGUE


Di Martina Galvani

Sarebbe troppo complesso cercare una spiegazione esaustiva al perché della menzogna; si correrebbe il rischio di affastellare l’una sull’altra facili spiegazioni e fornire così soluzioni a buon mercato, godibili o risibili a seconda delle inclinazioni e delle sensibilità. Non cercherò dunque di risolvere problemi che vanno al di là delle mie possibilità, né tantomeno di ritrarmi in spazi protetti da cui guardare con disprezzo quel prodotto umano che è la bugia, ma solamente proverò a parlarne e, in particolar modo, a narrare l’epilogo di una manciata fresca di calunnie, che, tuttavia, si sono presto dissolte nel nulla.
È perlomeno antropologicamente interessante, infatti, osservare come nelle piccole comunità una notizia un po’ originale (ma neanche troppo) si diffonda tanto velocemente e «come una freccia dall’arco scocca e vola veloce di bocca in bocca» - per citare un cantautore a caso. Motivo di ancor più ampio interesse è poi il fatto che la “notizia” in questione fosse pure menzognera.
Mi riferisco - così scopriamo qualche carta - alla generosa donazione fatta da un cittadino palaganese in favore della nostra parrocchia. Forse non c’è niente di nuovo che io debba spiegare perché, se la tesi è corretta, tutti sanno già tutto. Proverò soltanto a guardare di nuovo l’episodio, certamente per mettere al corrente i più “distratti”, ma soprattutto per dare alla questione un po’ di dignità, stampigliandola a chiare lettere su un pezzo di carta.
La donazione suddetta, secondo le voci più disparate, era misteriosamente scomparsa. L’occasione che aveva fatto nascere il sospetto (o direi piuttosto la convinzione) era scaturita dalla comunicazione sincera del parroco che, a fine anno, si era preoccupato di fornire al paese un quadro chiaro del bilancio parrocchiale.
Come poteva conciliarsi un bilancio in difetto con quell’ingente donazione? Questa incongruenza aveva scatenato ragionamenti complessi e articolati, degni dei nostri beneamati protagonisti della celebre Palaganeide e l’arcano era stato presto risolto: sicuramente qualcuno aveva fatto incetta del denaro! Si vociferava. Straccio di vesti e indignazione, chi all’interno della parrocchia poteva essere il colpevole di tale ladrocinio?! Non mi addentrerò nelle ipotesi avanzate, che ovviamente rimangono fumose, ma posso svelare il finale. In verità, il generoso cittadino palaganese desidera che la somma da lui donata alla Chiesa non sia spesa finché lui sarà a questo mondo.
La soluzione del “mistero” è stata offerta dal parroco che, in pubblica sede, ovvero al termine della Santa Messa, ha fatto ancora una volta chiarezza. Ha spiegato ai presenti che la donazione c’è ed è intatta, ma rimarrà ferma lì dov’è secondo la volontà del suo donatore; ha poi rinnovato l’invito a partecipare attivamente all’amministrazione dei beni della nostra parrocchia, perché il consiglio economico pastorale è aperto a chiunque voglia farne parte.
Questo genere di storie non dovrebbe portare con sé un grande stupore. Episodi antichi e sempre nuovi, che al nocciolo duro della menzogna aggiungono soltanto, di volta in volta, nuove vesti e nuovi colori: episodi che ancora allieteranno le conversazioni dei più “attenti” alle vicende di paese e di nuovo saranno protagonisti di secondi, minuti e ore di tutti noi. Mi esprimo con apparente leggerezza e cercando di evitare il giudizio non perché mossa da triste rassegnazione, né da morbida tolleranza, ma solamente perché credo che dall’accettazione del limite si origini la tensione a più alti ideali.





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