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martedì 29 aprile 2014

PER MIGLIORARE DOBBIAMO CAMBIARE


Paolo Gualandi

Terza Pagina
Pubblicato su


Tra i mali peggiori che affliggono la nostra società e che hanno un riflesso devastante sulla nostra economia c’è senz’altro la concezione sbagliata che molti cittadini hanno dello Stato. 
È piuttosto frequente ascoltare esternazioni secondo cui lo Stato (o il Comune o la Regione) dovrebbe fare questo o quell'altro, considerando il pubblico come un pozzo senza fondo dal quale attingere denaro senza limiti, un qualcosa di lontano, di distaccato. 
Lo Stato non è niente di tutto ciò, lo Stato funziona esattamente come una famiglia che ha le sue entrate, le sue spese e, cosa molto attuale, il suo mutuo. L’unica differenza è che questa famiglia ha 60.000.000 di componenti e non tutti si stanno simpatici.
Ma anche gli amministratori, cioè coloro che dirigono lo Stato stesso, non sono da meno. Il cittadino non viene considerato come il membro di una grande famiglia, ma piuttosto come una specie di bancomat per far quadrare una serie di numeri. Le scelte di politica nazionale e locale ne sono la riprova: di decisioni forti non se parla, troppi problemi, figuriamoci. Basta vedere cosa è successo alla sola ipotesi di liberalizzare i taxi, con il risultato di avere un paese bloccato, a cui è seguita un’immediata retromarcia. O come l’ipotesi di privatizzare l’azienda del trasporto pubblico di Genova in forte perdita. Stesso risultato: il finimondo a Genova, i politici alla ricerca di voti, niente di fatto.
Siccome le vere svolte sono troppo impegnative ecco allora la soluzione più semplice: non cambiare assolutamente niente per non scontentare nessuno, aumentare le tasse in modo uniforme sul mucchio e via. Si aumenta l’IVA, le accise sui carburanti, le addizionali locali. Questo modo di non scegliere, oppure di scegliere la strada più facile, è alla base della profonda crisi che stiamo vivendo. I nostri partner in Europa che costantemente ci sgridano trattandoci come bambini indisciplinati non sempre hanno torto. Le riforme che ci vengono chieste insistentemente, in altri Paesi come Germania e Regno Unito sono state fatte 10-20 anni or sono. Nel Regno Unito a suo tempo le riforme scatenarono il finimondo, ma alla fine la fermezza e la lungimiranza della politica ha portato i suoi frutti, ponendo le basi per decenni di benessere.
E’ normale che il cambiamento sia causa di malumore, le certezze del passato vengono a mancare mentre si apre il dubbio su quello che sarà il futuro. Si sa quello che si lascia, ma non quello che si trova, anche se la ragione dice che sarà decisamente meglio.
L’unica soluzione è avere un po’ di coraggio, perché è vero che non si può essere certi che cambiando si migliora, ma sicuramente per migliorare dobbiamo cambiare.


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