SALI SULL’OLIMPO DEI
VINCITORI, NON TI BASTERA’
Facendo le scale mi pareva di barcollare.
Salivo gli scalini uno ad uno, con calma e pacatezza. Il
braccio sinistro non si staccava del muro, alla ricerca continua di equilibrio.
Ogni volta che arrivavo alla fine delle scale avevo il
palmo della mano completamente bianco, e ruvido.
In realtà ho mentito, non le finivo. Ma mi capitava di
fermarmi, per chiedermi ancora una volta dove ero diretto.
Tiravo un sospiro di sollievo, volgevo il capo verso
l’alto, per tentare di scorgere la vetta, ma al più vedevo qualche barlume di
luce, pure sfocata.
A quel punto, riabbassavo la testa e riiniziavo a salire
le scale. Ad ogni scalino, la fatica aumentava.
Una goccia di sudore dopo l’altra accarezzava il mio
volto e cadeva a terra, facendo un rumore assordante.
Non volevo affannarmi, ma ogni tanto mi capitava. In
quelle occasioni mi fermavo e pensavo: “ma se scendo le scale, non faccio
fatica…”
- Non
pensarlo nemmeno per un attimo. Se torni indietro adesso, non risali più. Ti
fermi lì, e ti accontenti del buio.
Non contano nulla gli scalini verso l’alto, se poi torni
indietro-
“Ok, riprendo a camminare “
Il sudore mi penetra negli occhi. Brucia. Se mi fermo e
guardo verso l’alto, sento ancora più male. Il mischiarsi della luce sfocata,
agli occhi pieni di sudore mi può uccidere.
- Non
hai mai visto la luce, non puoi pretendere che non ti faccia male. Non pensare
agli scalini ancora da fare…potrebbero essere 10, 100, forse 1000.-
Riparto, ed iniziano a farmi male anche le ginocchia, poi
crollo. Mi cedono le gambe. Perdo il contatto del palmo della mia mano dalla
parete. Le lacrime si prendono il possesso del mio volto, e non lo abbandonano.
Il sudore si mischia alle lacrime.
Appoggio le nocche delle mani sul gradino più alto
rispetto al mio corpo, e facendo leva, mi faccio forza per salire ancora un
po’, e ancora un po’, e ancora un po’, finché le nocche non iniziano a
sanguinare.
- Sei
arrivato. Fa Male?
Sei arrivato così in alto, che hai avuto il desiderio di
andare ancora più su. Vedi il sangue delle nocche perché la luce è forte, al
buio non lo avresti mai visto.
Scendere è finalmente più difficile di quanto non sia
salire.
Arriverai, proprio quando non vorrai più scendere. E non
arriverai mai, perché la luce è bella, ma il sangue delle nocche ti sembra
quasi di colore nero. Se è vero che “un
uomo senza sangue muore, no?”, è vero anche che un uomo senza obiettivi
sopravvive, ma non vive.
La luce batte il buio perché il buio è vigliacco. Copre
ogni cosa, ti rende debole, affabile, e se non sei audace, ti mette le catene,
e quelle scale, che pur puoi immaginare, ti paiono lontanissime.
Ma quando togli le catene, e sali sull’olimpo dei vincitori,
e non ti senti arrivato, solo l’olimpo degli Dei potrebbe tentarti.
Hai bisogno degli estremi per essere ciò che vuoi essere.
Di estremi si vive o si muore, ma non si sopravvive.
Non ti accontenti della mediocrità. Quella la lasci a chi
si illude che sia bello e libero brancolare nel buio.